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In Sardegna le carceri scoppiano, 2200 reclusi: Uta resta un penitenziario “fantasma”

Troppi detenuti, sovraffollamento inumano dell’83%. In pratica, nell’Isola servirebbero il doppio delle celle: e ci sono anche tante altre criticità, eccole
Paolo Rapeanu

Con poco più di 2200 reclusi, in Sardegna le carceri scoppiano: c’è un sovraffollamento dell’83%, il dato arriva dall’associazione Luca Coscioni. E, tra i tanti, spicca anche il gravissimo “silenzio su Uta: dal penitenziario più grosso dell’Isola non sarebbero arrivati i dati chiesti dall’associazione.

Dietro le sbarre, nell’Isola ci sono 2128 uomini e 50 donne, per un sovraffollamento dell’83% dato aggiornato al 31 luglio 2024. “Nella stragrande maggioranza dei casi – si legge in una nota dell’Associazione – negli istituti di pena italiani non sono stati effettuati neanche interventi di ordinaria amministrazione”.

“Una negligenza che, già grave di per sé, si acuisce per il sovraffollamento di oltre il 134%”.

La situazione della sanità penitenziaria nelle carceri in Sardegna continua a destare forti preoccupazioni

Nonostante più della metà delle aziende sanitarie locali abbia risposto a una richiesta formale di chiarimenti, la documentazione ricevuta è risultata in molti casi parziale e poco dettagliata.

Un quadro frammentario, che rende difficile capire se le condizioni igienico-sanitarie all’interno degli istituti penitenziari rispettino davvero gli standard minimi. A Sassari, l’Assl 1 ha inviato solo una breve descrizione della struttura e del servizio sanitario, senza includere alcuna relazione sulle ispezioni effettuate. Anche se si parla di rispetto degli standard, mancano elementi concreti per confermarlo. Situazione simile a Oristano, dove l’Assl 5 ha fornito solo una relazione annuale del medico responsabile.

Il documento evidenzia come principale problema la mancanza di personale medico, attualmente affrontata con l’assunzione di liberi professionisti, una soluzione tampone già vista in altri istituti italiani.

A Nuoro, l’Assl 3 ha inviato una relazione che descrive i servizi sanitari e include alcune informazioni utili, come l’analisi delle acque e i protocolli per prevenire suicidi.

Tuttavia, anche qui manca qualsiasi indicazione sui sopralluoghi eseguiti, fondamentali per una verifica puntuale delle condizioni reali.

Nella casa di reclusione di Arbus, sotto la competenza dell’Assl 6 – Medio Campidano, pur registrando il rispetto degli standard igienici, spiccano importanti carenze nell’organizzazione e nelle attrezzature mediche.

Il quadro si fa ancora più preoccupante considerando che non è arrivata alcuna risposta da parte dell’Assl 2 – Gallura, dell’Asl 4 – Ogliastra e dell’Assl 8 – Cagliari, lasciando una parte significativa del sistema penitenziario sardo completamente fuori dal monitoraggio.

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