“Oggi con decreto del Presidente della Repubblica il signor Pal Agia ha prestato giuramento nel palazzo Municipale ed è diventato cittadino italiano e soprattutto cittadino nuraminese.
A lui e alla sua famiglia vanno i più sinceri auguri da parte mia e di tutta l’amministrazione comunale”. Il saluto è del sindaco di Nuraminis Stefano Anni per Agia Pal, 41 anni, originario del Punjab, in India, che, dopo 18 anni di attesa, di sacrifici, di sogni coltivati giorno dopo giorno, festeggia può finalmente definirsi, a tutti gli effetti, cittadino italiano.
L’ufficialità è arrivata con il decreto firmato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e suggellata dal giuramento sulla Costituzione pronunciato nel municipio di Nuraminis, il piccolo centro del Campidano che da anni è diventato la sua casa.
La notizia sul quotidiano L’Unione Sarda oggi in edicola.
Operaio agricolo in una grande azienda della zona, Agia non nasconde la gioia: «Mi sono sempre sentito parte di questa comunità, ma ora poter dire di essere italiano, e leggerlo sul mio documento, è un’emozione immensa». Con un sorriso aperto e lo sguardo sincero, racconta il suo percorso con una frase che sa di riscatto: «Ora posso dirlo anch’io: sono un italiano vero».
Dall’India a Nuraminis, passando per l’Europa
La storia di Agia è quella di molti migranti che, spinti dalla speranza di un futuro migliore, affrontano viaggi lunghi e non sempre facili. «Sono arrivato in Europa nel 2009, a Parigi, con un visto turistico. Poi il trasferimento in Italia: prima Bergamo, poi Salerno, infine la Sardegna. Qui abbiamo trovato stabilità, lavoro, ma soprattutto persone buone. Nuraminis per noi è come una famiglia».
A fargli eco è la moglie Sonia Rani, 39 anni, sposata con Agia dal 2015 dopo tre anni di relazioni a distanza, mantenute con lunghe videochiamate. Insieme hanno costruito una vita che ruota attorno a piccole grandi conquiste: il lavoro nei campi, la scuola per il figlio Ariyan, 8 anni, anche lui divenuto cittadino italiano grazie alla naturalizzazione del padre, e una macchina usata per spostarsi. Resta un sogno da realizzare: «Una casa tutta nostra. Anche piccola, ma sarebbe il coronamento del nostro percorso».