Seguici

Per ricevere gli aggiornamenti di Cagliari News nella tua casella di posta, inserisci la tua e-mail nel campo sottostante.

Premendo il pulsante Iscriviti, confermi di aver letto e di accettare la nostra Informativa sulla privacy
Operai Portovesme Operai Portovesme

Cassa integrazione e promesse mancate: il Natale amaro degli operai di Portovesme

I lavoratori affrontano le feste con un carico di incertezze, stretti nella morsa della della mobilità e di un rilancio industriale al palo
Ennio Neri
Operai Portovesme

Il Natale amaro degli operai del Sulcis, tra mobilità e rilancio industriale al palo

Produzione industriale ferma al palo Sulcis: una fotografia netta della realtà che vivono centinaia di metalmeccanici del territorio alla vigilia delle festività natalizie. Le fabbriche non ripartono, i piani industriali restano sulla carta e il futuro dell’alluminio continua a muoversi in una zona d’ombra che alimenta preoccupazione e tensione sociale.

I lavoratori affrontano un Natale carico di incertezze, stretti nella morsa della cassa integrazione, della mobilità e di un rilancio industriale che non mostra segnali concreti. Per questo Fiom, Fsm e Uilm, attraverso le segreterie territoriali, tornano a fare pressione sul Governo e chiedono la convocazione di un tavolo nazionale sull’alluminio già nei primi giorni del nuovo anno.

Portovesme, nessuna prospettiva concreta

Nel polo industriale di Portovesme la situazione resta critica. “Per le fabbriche di Portovesme, a parte il momentaneo salvataggio dell’Eurallumina, non si prevede niente di buono”, denunciano le sigle sindacali. I tavoli istituzionali di settembre e ottobre 2025 non hanno prodotto risultati per l’indotto e per l’ex Alcoa, lasciando sul campo solo aspettative deluse.

Secondo Fiom, Fsm e Uilm, il rischio più concreto riguarda il futuro dello stabilimento di Sider Alloys. “Il pericolo reale è che l’importante gruppo greco, che da mesi si propone per rilevare la fabbrica, abbandoni definitivamente la partita”, avvertono i sindacati, sottolineando come l’assenza di certezze industriali scoraggi ogni investimento.

Dalle promesse ai numeri reali

Le organizzazioni sindacali si dicono “stanche di promesse mai mantenute” e accusano apertamente l’attuale imprenditore. “Siamo passati da un piano industriale che doveva garantire 160 mila tonnellate annue di alluminio primario e circa 500 occupati a una realtà fatta di sequestri, appena 60 dipendenti e cassa integrazione”, rimarcano.

La situazione occupazionale resta drammatica anche sul fronte dei pagamenti. “La cassa integrazione arriverà solo dopo le feste natalizie, a causa dell’inaffidabilità aziendale persino nei rapporti con l’Inps”, aggiungono le sigle. A questo si somma la condizione di oltre 300 lavoratrici e lavoratori ancora in mobilità in deroga, “inermi e in attesa perenne di prospettive produttive”.

Invitalia sotto la lente dei sindacati

Fiom, Fsm e Uilm accendono i riflettori anche su Invitalia, azionista dello stabilimento. “La costola dello Stato continua irresponsabilmente a sostenere questo fallimento industriale”, affermano, “rischiando di compromettere la due diligence richiesta dai possibili nuovi interlocutori”.

Un Natale difficile, ma senza resa

La crisi colpisce anche gli appalti di Portovesme, l’indotto Enel e i pochi lavoratori rimasti in attività, costretti a vivere nella precarietà. “Non sarà un bel Natale, ma non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci”, promettono i sindacati.

Da qui l’appello alla Regione Sardegna affinché “batta finalmente un colpo” e al Governo per l’apertura, nei primi giorni del 2026, di un tavolo nazionale capace di “rilanciare davvero la filiera dell’alluminio e restituire dignità al lavoro nel Sulcis”.

Per ricevere gli aggiornamenti di Cagliari News nella tua casella di posta, inserisci la tua e-mail nel campo sottostante.

Premendo il pulsante Iscriviti, confermi di aver letto e di accettare la nostra Informativa sulla privacy