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L’avvocatessa di Cagliari che difese Vinci: “Il mostro di Firenze? Era una persona di cultura”

Spopola la miniserie su Netflix. Rita Dedola smonta la pista sarda: “L’assassino non era una persona del mondo agropastorale”
Paolo Rapeanu

Netflix fa riaccendere i fari, seppur in modalitĆ  “romanzata” con una miniserie diretta e prodotta da Stefano Sollima, sul “mostro” di Firenze. E tra le figure che hanno grande spazio c’ĆØ anche quella di Salvatore Vinci, diventato nella realtĆ  l’unico indagato per quella “pista sarda” che, però, non ha portato a nessun tipo di risultato valido investigativo.

Vinci, poi, in un altro processo, venne assolto dall’accusa di avere ucciso la moglie, Barbarina Steri.

Chi ha avuto modo di conoscere abbastanza bene Salvatore Vinci ĆØ stata l'avvocatessa di Cagliari Rita Dedola. Che l'ha difeso in un terzo processo, soprattutto, legato a una presunta molestia compiuta dal suo assistito a un giovane pastore di Villacidro.

Avvocata Dedola, lei seguƬ da vicino uno dei processi più oscuri e discussi della Sardegna degli anni ’90: l’omicidio di Barbara Steri. Come si arrivò alla difesa di Salvatore Vinci?

"Lo difesero gli avvocati Marongiu e Masia. All'epoca ero una praticante che aveva passato l'esame da procuratore. Il giudice Lombardini fissò l'interrogatorio legato alle presunte molestie di Villacidro compiute da Vinci a un giovane pastorello. L'ho poi assistito per la separazione e divorzio dalla moglie, a Firenze. L'ho visto l'ultima volta nel 1994 quando passò in studio a salutarmi con la sua nuova compagna di origine spagnola".

All’epoca, il nome di Vinci evocava l’ombra del ā€œMostro di Firenzeā€. In che modo questo pregiudizio pesò sul processo?

"L'inchiesta era infarcita di pregiudizi, da parte di chi faceva le indagini. Per esempio, il fatto che fosse sardo e le presunte abitudini sessuali. Arrivò prima il giudizio morale rispetto alla oggettività dei fatti".

Dopo più di trent’anni, la serie televisiva Il Mostro ha riacceso l’interesse sull’intera vicenda. L’ha vista? Guardando oggi quella ricostruzione, ritrova la veritĆ  processuale che lei visse da dentro o crede che il racconto televisivo abbia travisato elementi fondamentali?

"Da quel che ho potuto leggere, all'epoca, dalle carte, mi sembra che sia stato abbastanza aderente alla realtĆ  dei fatti".

Nella serie ā€œIl Mostroā€, la cosiddetta ā€œpista sardaā€ e la figura di Salvatore Vinci vengono trattate in modo drammatico e controverso. Secondo lei, quanto ĆØ fedele alla realtĆ  la rappresentazione del suo assistito? Ci sono elementi che la fiction ha distorto o semplificato e che sarebbe importante chiarire?

    "Per esigenze sceniche ci sono tante cose modificate, proprio per la fiction. Però da ciò che Vinci ha sempre dichiarato, a differenza della serie dove la sua omosessualità viene enfatizzata molto, io personalmente non ci ho mai creduto".

    Lei l’ha conosciuto. Il profilo di Vinci corrisponde a quello dell’autore di delitti cosƬ efferati come quelli del Mostro?

    "Secondo me no".

    Cosa pensa dei delitti del Mostro? ƈ plausibile la pista sarda oppure il colpevole va ricercato negli ambienti più ā€œsofisticatiā€ legati ai rituali e alla massoneria?

      "Ritengo che ci fossero implicazioni di persone che avevano una cultura e una preparazione, anche di carattere tecnico, tale da far presumere che avessero una certa cultura, non certo agropastorale".

      Il mistero della sua scomparsa. Dopo l’assoluzione e l’archiviazione della ā€œpista sardaā€, Salvatore Vinci ĆØ praticamente scomparso. Lei ha mai avuto contatti con lui o con la sua famiglia negli anni successivi? E cosa pensa di tutte le ipotesi che lo vorrebbero vivo all’estero?

        "Ragiono sempre con i fatti e non con le ipotesi. Dopo il 1994 non l'ho più visto o sentito. Vivo o morto? Ovviamente non lo so, posso solo dire che se fosse ancora vivo sarebbe abbastanza vecchio. Detto ciò, mi auguro che Vinci sia ancora in vita e sano".

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