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Morte per botulino alla Fiesta Latina, allarme a Cagliari: “Quanto è sicuro mangiare alle sagre?”

Il parere degli esperti: “Troppe criticità, pratiche in ritardo e controlli impossibili. Il sistema va ripensato per far mangiare tutti in sicurezza”
Ennio Neri

Ma mangiare alle sagre è sicuro? La morte di Roberta Pitzalis, 38 anni, vittima di un’intossicazione da botulino dopo aver mangiato alla Fiesta Latina di Monserrato, riaccende i riflettori sulla sicurezza alimentare nelle sagre e negli eventi enogastronomici in Sardegna.

Il caso ha alimentato timori e interrogativi tra i cittadini, soprattutto alla luce dei numerosi appuntamenti estivi che animano i paesi dell’Isola.

Gli esperti ammettono: “Le pratiche arrivano all’ultimo momento e organizzare i controlli è complicato”.

Morte per botulino, sagre nel mirino degli esperti


Paolo Casu, presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici della Prevenzione di Cagliari, definisce l’episodio “un segnale inequivocabile” della necessità di ripensare l’intero sistema di prevenzione e controllo.

Secondo Casu, il settore soffre di criticità strutturali, in particolare nei controlli delle attività temporanee e itineranti, dove ritardi e lacune burocratiche impediscono interventi tempestivi, riguarda segnalazioni degli eventi e pratiche Dua.

i documenti che servono per comunicare agli enti competenti come il Comune e l’Asl, l’avvio o lo svolgimento di attività temporanee di somministrazione di alimenti e bevande durante sagre, fiere o feste di paese.

Tutte devono includere tutte le informazioni sulle modalità di conservazione e preparazione dei cibi e i requisiti igienico-sanitari adottati, così da consentire eventuali controlli preventivi.


Ma purtroppo “le pratiche Dua spesso arrivano tardi o in modo frammentario dagli Sportelli unici comunali”, spiega Casu.

“Ciò compromette la possibilità di svolgere verifiche preventive da parte delle Asl, che dovrebbero essere il primo presidio di sicurezza per i consumatori”.


Casu sottolinea che “i Dipartimenti di Prevenzione, attraverso i Sian (Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione), i Siaoa (Servizio Igiene degli Alimenti di Origine Animale) e i tecnici della Prevenzione, già effettuano migliaia di controlli e campionamenti ogni anno, applicando le norme europee e nazionali sull’igiene e la sicurezza alimentare”.

Tuttavia, queste attività “non possono sostituire le responsabilità delle amministrazioni comunali, spesso prive di strumenti e di consapevolezza della prevenzione”.


Per il presidente serve un cambio di paradigma: regole chiare e vincolanti, obbligo per i Comuni di comunicare in modo strutturato e automatizzato ogni evento con somministrazione di alimenti.

Necessario anche un coordinamento tra Asl, Nas, Forze dell’Ordine, Polizie Locali e Prefetture.

“La sicurezza alimentare non può dipendere dalla buona volontà dei singoli”, conclude Casu.

“I cittadini devono poter mangiare in sicurezza ovunque e in qualunque occasione. La prevenzione deve agire prima, non dopo la tragedia”.

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