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La vita spezzata di Michael, ucciso sulla 554: “Doveva partire in Spagna e fare l’infermiere”

Il nigeriano travolto dall’auto guidata da Dayana Tartaglia (tondo a destra) stava per lasciare la Sardegna e lavorare nella sanità
La Redazione

Aveva deciso di sfruttare le sue capacità e conoscenze da infermiere per lavorare in Spagna, salutando la Sardegna che l’aveva ospitato per tanti anni, tra momenti bui e più luminosi, Michael Omomidue, il nigeriano 46enne travolto e ucciso sulla 554, all’altezza di Selargius, da Dayana Tartaglia, barista di Assemini di 26 anni, al volante della Bmw del fidanzato. La giovane risulta indagata per omicidio stradale e l’alcoltest ha segnato un valore positivo, superiore a 0,80 e inferiore a 1,5: oggi è tornata al Policlinico di Monserrato per dei controlli legati a delle contusioni e dolori dovuti all’incidente. Poi, arriverà il tempo per affrontare le vicende legali: il rapporto girato dal luogotenente Vittorio Piras, della compagni dei carabinieri di Quartu, alla pm Ginevra Grilletti, è completo. Nelle ultime ore è emerso che, quando la ventiseienne ha centrato Omomidue, il suo semaforo (l’unico presente, quello per le automobili) fosse verde.

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“Michael aveva deciso di andare in Spagna e lavorare come infermiere, il mestiere che già faceva in Nigeria”, spiega, commosso, Ndama Kane Loum, per tutti “Samba”, 63enne cittadino italiano di origine senegalese che, con la sua associazione Thiossane Radici, stava aiutando e seguendo passo dopo passo anche la “crescita” di Michael Omomidue, sino a poche ore prima del dramma della 554: “Stava ultimando dei lavori socialmente utili per una piccola condanna e, tra una settimana, sarebbe dovuto partire alla volta della Spagna. Era un ragazzo buono, generoso e rispettoso di tutto e tutti. I prossimi giorni arriverà qui in Sardegna un suo fratello per prendere, soprattutto una decisione”. Quale? “Se riportare in Nigeria il corpo del nostro Michael o, se, seppellirlo qui, nell’Isola nella quale era arrivato con molte speranze tanti anni fa”.

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