Non bisognava macinare chissĆ quanti chilometri per cercare chi potesse realmente sapere qualcosa di concreto sulla tragica fine di Manuela Murgia, la 16enne di Cagliari trovata senza vita in fondo a uno dei canyon di Tuvixeddu il 4 febbraio 1995. Ci sono voluti però molti anni, trenta, prima di trovare chi decidesse di parlare. Il termine “testimoni” compare più volte anche negli ultimi post delle sorelle e del fratello della sedicenne nelle pagine social ufficiali, cosƬ come ĆØ stato detto chiaramente che più di una persona sa cosa sia successo realmente tre decenni fa a una giovane riservata, gentile e descritta da tutti come “molto educata e molto buona”. Per i parenti e chi sta portando avanti una “battaglia di veritĆ ”, quelli che potrebbero benissimo essere definiti “testimoni chiave”, cioĆØ persone in grado di contribuire in maniera fondamentale con le loro parole a definire l’esito di un’indagine, ci sono, si sono giĆ fatti avanti, ovviamente, e sono uniti tra loro da un particolare.
Un particolare tutto "territoriale", cioĆØ l'appartenere a uno stesso rione, stando a quanto trapela quello di Is Mirrionis, dove Manuela viveva insieme ai suoi cari. Chi ha deciso di parlare, insomma, ĆØ un cagliaritano o cagliaritana doc. E i legali Giuia Lai e Bachisio Mele hanno giĆ deciso di far valere in ogni modo, anche in sede di indagini, ogni singola sillaba emessa da chi, trent'anni dopo, potrebbe essere davvero stato spinto dalla coscienza a raccontare anche solo qualche dettaglio che, magari, potrebbe rivelarsi decisivo. Intanto, i parenti rincarano la dose sui social, pubblicando il disegno di una macchina con accanto tre uomini che tengono per le braccia e per le gambe il corpo. Ecco, di seguito, il loro post.
š¦š®š½š½š¶š®šŗš¼ š°š¼šš® š®šš²šš² š³š®ššš¼. Manuela vi entra nei sogni. E non se ne andrĆ . Parlate. Parlate prima che sia troppo tardi. PerchĆ© dentro di voi⦠giĆ state parlando. La voce vi scava da dentro. Non ĆØ la nostra. Ć la sua. Ć Manuela. Che non vi lascia dormire. Che bussa al centro del vostro petto ogni volta che chiudete gli occhi. āLo avete fatto. Mi avete guardata. Mi conoscevate. Mi avete tradita. La vostra mente ĆØ marcia di flash che cercate di cancellare. Il cofano. Il colpo. Il sangue. Le urla spezzate. Le mani che tremavano. Non eri solo. E tu lo sai. Lo senti anche adesso. Quel respiro accanto a te, mentre leggi, non ĆØ il vento. Ć la memoria che ti mastica vivo. Ricordi quel pertugio a destra del cancello? Certo che lo ricordi.
Quella notte non era buio abbastanza per nascondere il male che vi siete portati dietro.
Lo avete infilato nel cofano. Lāavete chiuso con Manuela.
Lāavete trascinata.
Avete sentito il peso del suo corpo che ancora reagiva.
Avete capito che era viva.
Eppure, avete continuato.
Avete scelto.
E ora la vostra mente ĆØ il vero luogo del delitto.
LƬ dove Manuela cammina scalza,
con il viso coperto da quel cappuccio che le avete messo per non guardarla in faccia.
PerchƩ il vostro crimine ha un volto. E quel volto vi conosce.
Sapete cosa dice la criminologia?
Si copre un volto solo quando si ha paura.
Solo quando il sangue ĆØ legato allāanima.
Solo quando quella persona la conosci.
E lei ti conosce.
Lo avete fatto, e dentro di voi, ogni notte, lo rifate.
Il suono delle ossa che urtano.
Il cofano che si chiude.
Le mani che spingono.
Il silenzio che non arriva mai.
Avete ucciso una persona.
Ma non riuscirete mai ad uccidere quella parte di voi che lāha fatto.
E quella parte vi scava.
Vi rosicchia il sonno.
Vi accende sudori freddi alle tre di notte.
Vi fa svegliare col battito fuori tempo.
PerchĆ© non cāĆØ oblio per chi ha toccato il male a mani nude.
Parlate.
Confessate.
Non per Manuela.
Lei ĆØ giĆ oltre.
Ma per voi.
PerchĆ© voi siete giĆ allāinferno, e lo sapete.
E lì, la vostra unica compagnia⦠sarà lei.