Il ritratto di Manuela Murgia, grazie a Manu Invisible, campeggia anche a Monastir. A realizzarlo, su richiesta della cittadinanza, l’artista “mascherato”.
E la frase ad effetto viene naturale: da un lato l’artista famoso per indossare sempre una maschera, dall’altro il sorriso dolce di una 16enne rimasta “invisibile” per molti per tanto, troppo tempo.
Trovata morta il 4 febbraio 1995 in fondo a uno dei canyon di Tuvixeddu, a Cagliari, il caso è stato riaperto da qualche mese. E le sorelle e il fratello, insieme al resto della famiglia (nessuno dei quali ha mai e poi mai creduto al suicidio) spera che finalmente venga fatta giustizia. E
che Manuela Murgia non sia “mai più invisibile”, come hanno chiesto e fatto capire tante volte, sin dagli striscioni posizionati sulla recinzione di via Is Maglias un anno e quattro mesi fa.
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L’omaggio di Manu Invisible a Manuela Murgia
Prossima tappa il 7 luglio al tribunale di Cagliari, con l’esame degli indumenti di Manuela Murgia, indossati al momento della morte, recuperati a maggio presso la sede dell’allora istituto di medicina legale, dove fu effettuata l’autopsia sul corpo della giovane.
L’obbiettivo è estrapolare eventuali tracce biologiche utili a ottenere profili genetici, acquisire il profilo genetico dell’unico indagato ed eventualmente confrontarlo con quelli individuati sugli indumenti.
Saranno ricercate anche eventuali impronte papillari latenti, utilizzando tecniche di ultimissima generazione.
Tra le verifiche previste vi è inoltre un’analisi merceologica finalizzata a individuare la presenza di elementi chimici, come eventuali residui di pneumatici o di vernici.
L’attesa, giorno dopo giorno, si fa sempre più carica di emozione ma, anche, snervante per tutti quelli che chiedono semplicemente la “verità” sulla morte di Manuela.