Gli stipendi sono già noti, i rialzi nonostante l’aumento del costo della vita resta un miraggio. Metà gennaio, sui social già fioccano i primi annunci per camerieri o bagnini in Sardegna: contratto e paga assicurata ma a tempo, da maggio a settembre, poi grazie e arrivederci. Paghe sa ottocento a 1300 euro, pochissimi arrivano a 1500-1700 per lavorare sei giorni su sette su turni. Almeno, questa è la promessa. Ma, anche in un’isola dove la disoccupazione è in calo, c’è sempre uno zoccolo del 10,1% di persone a spasso che fa balzare la regione al primo indesiderato posto tra tutte le regioni italiane alla voce disoccupazione. E arriva l’analisi-sos della Cisl sarda.
“Accogliamo con favore i segnali di miglioramento nel mercato del lavoro regionale, ma sottolineiamo la persistenza di criticità strutturali che richiedono interventi urgenti e mirati”, afferma il segretario generale Pier Luigi Ledda. Dal 2021 al 2023 il tasso di occupazione in Sardegna è cresciuto del 10,2%. passando dal 45,9% al 56,1%. Tuttavia, il divario con la media nazionale (60,9% nel 2023) resta significativo.Il tasso di disoccupazione è calato dal 13,5% del 2021 al 10,1% del 2023, ma rimane superiore alla media italiana del 7,6%. “Giovani, donne e lavoratori precari continuano a essere i più penalizzati, con una scarsa qualità dell’occupazione e una forte incidenza di contratti stagionali”.
“Accogliamo con ottimismo i segnali di crescita del tasso di occupazione e la riduzione della disoccupazione”, analizza Ledda, “ma non possiamo ignorare le gravi disparità che penalizzano la nostra regione. I lavoratori sardi continuano a soffrire per una precarietà diffusa e per la mancanza di prospettive solide, in particolare giovani e donne. Questo divario con il resto d’Italia non è solo un problema economico, ma anche sociale. Servono”, aggiunge il segretario,.”investimenti strutturali in settori strategici come turismo sostenibile, innovazione e green economy, accompagnati da politiche attive per il lavoro e programmi di formazione. Solo così potremo garantire occupazione stabile e di qualità per tutti i sardi.”
LE PROPOSTE DEL SINDACATO
Per la Cisl è fondamentale favorire il lavoro stabile, riducendo la precarietà con incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato e supporto ai settori chiave dell’economia regionale. Per l’occupazione giovanile e femminile, occorre promuovere politiche specifiche per aumentare la partecipazione al lavoro di giovani e donne, con misure di conciliazione vita-lavoro e incentivi mirati. “È essenziale – aggiunge Ledda – rafforzare il collegamento tra il sistema educativo e il mercato del lavoro. L’orientamento professionale deve guidare i giovani verso settori strategici, come il digitale, le energie rinnovabili e il turismo sostenibile, che offrono maggiori opportunità di occupazione e crescita. Questo si lega il tema dell’equità territoriale: dobbiamo accelerare gli investimenti infrastrutturali per ridurre il divario con altre regioni italiane e all’interno dell’isola tra territori. La Sardegna sta dando segnali di ripresa, ma non possiamo accontentarci. È il momento di agire con determinazione, puntando su crescita, equità e inclusione. Solo così riusciremo a costruire un mercato del lavoro che garantisca dignità e futuro a tutti i sardi”.