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Femminicidio di San Sperate, il pm: “Francesca viveva per Igor”

Durante l’udienza, dopo l’acquisizione di documenti e post pubblicati sui social nel periodo successivo alla scomparsa, il pubblico ministero ha dato il via alla requisitoria ricostruendo la relazione
La Redazione

Femminicidio di San Sperate. Via alla requisitoria. Igor Sollai ha confessato e rischia l’ergastolo

Abiti scuri, postura raccolta, lo sguardo fisso sul pubblico ministero Marco Cocco mentre ascolta la ricostruzione del delitto che lui stesso ha confessato. Igor Sollai, 43 anni, è tornato questa mattina nell’aula della Corte d’Assise di Cagliari per la seconda udienza del processo con rito immediato che lo vede imputato per il femminicidio della moglie, Francesca Deidda, scomparsa il 10 maggio 2024 da San Sperate e ritrovata morta due mesi dopo in un borsone abbandonato nelle campagne tra Sinnai e San Vito, lungo la vecchia statale 125.

Durante l’udienza, dopo l’acquisizione di documenti e post pubblicati sui social nel periodo successivo alla scomparsa, il pubblico ministero ha dato il via alla requisitoria, ricostruendo in modo dettagliato la relazione tra Francesca e il marito, fino all’omicidio e alle sue conseguenze.

Francesca viveva per Igor”, ha sottolineato più volte il pm, tracciando il profilo di una donna devota, la cui vita è stata spezzata da un uomo che avrebbe agito con premeditazione.

Il magistrato ha posto particolare attenzione all’attività di depistaggio messa in atto da Sollai dopo il delitto: dalle ricerche online su come occultare un cadavere, scavare una fossa o rassegnare le dimissioni online, all’uso di software per cancellare la cronologia del computer. Tutti elementi che, secondo l’accusa, dimostrerebbero non solo la lucidità dell’azione ma anche la volontà di eludere le indagini.

La requisitoria, minuziosa e fondata sul lavoro investigativo dei Carabinieri, punta a sostenere la presenza di aggravanti pesanti, che potrebbero condurre alla condanna all’ergastolo.

Nei prossimi giorni sarà la volta delle parti civili e della difesa, rappresentata dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba.

Il processo, fortemente seguito dall’opinione pubblica, rappresenta uno dei casi più gravi di femminicidio in Sardegna degli ultimi anni e si sta configurando come un banco di prova importante anche per l’impianto accusatorio.

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