Eolico offshore, oltre 60 torri nel mare davanti a Nebida
Eolico offshore, oltre 60 torri nel mare davanti a Nebida. L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha formalmente depositato un’opposizione alla richiesta di concessione demaniale marittima trentennale avanzata dalla società pugliese Wind Alfa s.r.l. per realizzare una centrale eolica offshore nel mare del Sulcis, al largo delle coste di Nebida, Carloforte, Gonnesa e Portoscuso.
Il progetto, tra i più imponenti finora proposti in Sardegna, prevede l’installazione di 63 aerogeneratori alti centinaia di metri con una potenza complessiva di 945 MW (15 MW ciascuno), un sistema di accumulo energetico a terra da 360 MWh, due sottostazioni elettriche galleggianti e cavidotti sottomarini da 380 kV, con approdo previsto a terra nella zona industriale di Portovesme.
La richiesta di concessione coinvolge sia aree demaniali (ZD) che specchi acquei interni al mare territoriale e oltre i suoi confini (SP), in un’area vasta e di notevole rilevanza ambientale e paesaggistica. Al procedimento sono stati chiamati a partecipare numerosi enti, tra cui la Capitaneria di Porto di Cagliari, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la Regione Sardegna e i comuni interessati.
Il GrIG ha chiesto l’immediato rigetto della richiesta di concessione, sottolineando l’assenza di procedimenti fondamentali come la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), oltre alla mancata considerazione degli impatti cumulativi che deriverebbero dalla realizzazione simultanea di altri progetti analoghi già presentati nella stessa area marina.
Per l’associazione ecologista, si tratta di un’operazione ad alto impatto ambientale e paesaggistico, che comprometterebbe l’accesso libero al mare e metterebbe a rischio la biodiversità e le economie tradizionali locali, come la pesca e il turismo sostenibile. “Sarebbe assurdo – si legge nella nota del GrIG – consegnare per una manciata di euro migliaia di chilometri quadrati di mare a un soggetto privato, che potrebbe decidere arbitrariamente chi può accedervi e a quali condizioni.”
Un’ulteriore criticità sollevata riguarda la richiesta di concessione oltre i limiti del mare territoriale italiano, in aree che rientrerebbero teoricamente in una futura Zona Economica Esclusiva (ZEE) non ancora definita e non concordata a livello internazionale con gli altri Paesi rivieraschi del Mediterraneo occidentale, come previsto dalla Convenzione ONU sul Diritto del Mare (UNCLOS).
L’intervento del GrIG si inserisce in un contesto di crescente attenzione e conflitto tra le esigenze della transizione energetica e la tutela del territorio e del mare. L’associazione sottolinea la necessità di trovare soluzioni che coniughino la produzione di energia da fonti rinnovabili con un approccio realmente sostenibile e rispettoso dei valori ambientali, culturali e sociali delle aree coinvolte.
“Serve un piano serio, condiviso e trasparente, non una corsa al business mascherata da green economy”, conclude il GrIG.