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Disastro sanità a Cagliari: il 23% dei pazienti del Policlinico attende 8 ore al pronto soccorso, record nazionale

Il Brotzu opera il tumore alla mammella entro 30 giorni solo nel 12% dei casi. L’azienda di Monserrato raggiunge appena il 20: i dati choc
La Redazione

Quasi un paziente su 4 aspetta al pronto soccorso del Policlinico per 8 ore. E’ un record nazionale per la struttura di Monserrato che condivide col Brotzu rilievi pesanti e ritardi messi nero su bianco nel rapporto Agenas. Il documento, pubblicato dal quotidiano La Stampa, analizza 163 strutture italiane e illumina con precisione le differenze tra i sistemi sanitari regionali. I numeri mostrano che soldi e personale non bastano a migliorare il servizio se l’organizzazione non funziona. La realtà di Cagliari conferma questo scenario: perché le aziende ospedaliere locali dispongono spesso di organici superiori al fabbisogno ma non raggiungono comunque performance adeguate.
Le difficoltà degli ospedali di Cagliari
I dati riguardanti il capoluogo sardo evidenziano ritardi che superano di gran lunga quelli delle regioni più virtuose.
Il Brotzu garantisce la protesi d’anca entro 180 giorni solo al 10% dei pazienti che ne fanno richiesta, mentre altre regioni superano senza difficoltà il 90%.
Nel pronto soccorso la situazione non migliora: al Policlinico di Cagliari il 23,1% dei pazienti supera le otto ore di permanenza, una percentuale che colloca la struttura tra le peggiori in Italia per tempi d’attesa.
Anche sul fronte oncologico il quadro appare critico. Il Brotzu opera il tumore alla mammella entro 30 giorni solo nel 12% dei casi. L’azienda ospedaliera universitaria di Monserrato raggiunge appena il 20%. Le regioni più virtuose viaggiano oltre il 98%.
La mobilità attiva per le prestazioni ad alta complessità conferma ulteriormente la sfiducia dei cittadini: il Brotzu attira solo l’1% dei ricoverati da fuori regione, uno dei valori più bassi del Paese. I dati mostrano una Sardegna che non convince chi cerca cure specialistiche e che spesso perde pazienti verso territori più efficienti.
Una questione di organizzazione
Il confronto con Padova, Verona o Brescia mostra che molte strutture eccellenti lavorano con dotazioni minime ma scelgono un’organizzazione efficace. A Cagliari, invece, una disponibilità maggiore di personale non produce un miglioramento. I numeri lo confermano: i tempi si allungano, le liste d’attesa crescono, i cittadini attendono risposte e si scontrano con percorsi lenti e frammentati.
Agenas ribadisce che una prevenzione efficace riduce la mortalità evitabile. Le zone che investono negli screening registrano meno decessi, mentre Cagliari non raggiunge gli standard delle realtà più virtuose.
Cosa serve ora alla sanità cagliaritana
Il ministro Schillaci ricorda che il diritto alla cura non deve cambiare da città a città. Gli audit annunciati da Agenas dovranno individuare le criticità e aiutare gli ospedali più in difficoltà a importare i modelli che funzionano.
La Sardegna, e soprattutto Cagliari, deve quindi ripensare l’organizzazione interna, migliorare i percorsi clinici e rendere trasparenti i flussi operativi. Per Cagliari la sfida non riguarda solo fondi e organici: la città deve ricostruire un sistema che offra ai cittadini cure tempestive, prevenzione capillare e un’assistenza che riduca le distanze con le regioni più avanzate. Il tempo, secondo i numeri, non concede più rinvii.

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