Dopo il ko della governatrice in tribunale si riaffaccia l’ombra dello scioglimento del Consiglio regionale e di nuove elezioni: un anno e mezzo per l’eventuale conclusione dell’iter processuale.
Nuove elezioni in Sardegna, dove i cittadini potrebbero tornare alle urne tra circa un anno e mezzo dopo il ko della Todde in tribunale. È questo lo scenario che si apre dopo la sentenza di primo grado che ha respinto il ricorso della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, contro la richiesta di decadenza avanzata per presunte irregolarità legate alle spese della sua campagna elettorale dello scorso anno. Una decisione che ha spiazzato la governatrice e il suo entourage, convinti di ottenere un pronunciamento favorevole dopo i pareri positivi espressi sia dalla Procura sia dalla Corte dei Conti.
Ora, i legali della Todde hanno 30 giorni di tempo per presentare appello. Trattandosi di un procedimento elettorale, i tempi previsti per la pronuncia della Corte d’Appello dovrebbero esser brevi e variare tra i tre e i quattro mesi. In caso di esito sfavorevole per l’inquilina di viale Trento a seguire, sarebbe la Cassazione a doversi esprimere, con tempi stimati in circa un anno. Infine, qualora i giudizi superiori confermassero la decadenza, il Consiglio regionale avrebbe due mesi per deliberare formalmente sulla rimozione. Il calendario giudiziario, dunque, proietta il possibile scioglimento anticipato dell’attuale legislatura nella seconda metà del 2026.
La sentenza devastante e i dubbi degli avvocati
La sentenza è stata devastante contro la governatrice Todde che ora rischia nuove elezioni in Sardegna: 65 pagine durissime che parlano di “violazioni gravi e plurime”. Ma i legali della presidente contestano con forza l’impostazione del verdetto. Secondo loro, il giudice non sarebbe competente a giudicare sulla questione del comitato elettorale, ritenuto responsabile di non aver dimostrato la propria correttezza nella gestione delle spese. Un punto che, sostengono, non può comportare la decadenza automatica della governatrice.
Inoltre, sottolineano come nella lunga motivazione della sentenza non venga affrontato un nodo fondamentale: l’inapplicabilità della legge elettorale per i parametri economici che non sarebbero fissati per la presidente. In precedenza, i giudici De Luca e Alterio avevano parlato di un vero e proprio “buco normativo“, mentre gli altri componenti del Collegio avevano proposto un’interpretazione analogica della normativa. Un aspetto, questo, che i difensori della Todde considerano completamente trascurato nella decisione di primo grado.
Il clima politico si fa quindi incandescente, con il rischio concreto che l’instabilità giudiziaria si trasformi in un nuovo terremoto istituzionale. E mentre la presidente si prepara alla battaglia legale, all’orizzonte si profila una possibile nuova campagna elettorale.