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Choc in una scuola del sud Sardegna: “Mio figlio preso a colpi di scopa in testa dal bidello”

Un bambino, con problemi di attenzione e iperattività, suona la campanella. Il collaboratore scolastico, per “punirlo”, lo prende a bastonate. La mamma dell’alunno ha denunciato tutto ai carabinieri: “Tre giorni di cure per un grosso bernoccolo. La dirigente scolastica ha detto che avrebbe fatto trasferire il bidello, ma quanto capitato è gravissimo”
La Redazione

Un gesto innocente, goliardico, che in tanti molto probabilmente hanno fatto tra un’ora di lezione e l’altra per scherzare, semplicemente, che però si è trasformato in qualcosa di decisamente grave. Un bambino “fragile” di nove anni, in un istituto del sud Sardegna (non scriviamo il nome del paese per tutelare la privacy del minore), ha suonato la campanella generale, scatenando l’ira del bidello: il collaboratore scolastico ha afferrato una scopa e ha colpito, col manico, il piccolo alla testa. Subito dopo il fattaccio, il maestro di sostegno del bambino ha chiamato la mamma: “Mi ha detto di arrivare subito a scuola perché doveva parlarmi. Poi mi ha chiamato un’altra professoressa dicendomi che mio figlio stava molto male e che era una cosa gravissima”. Appena arrivata, sono stati i docenti a raccontarle quanto capitato. Il piccolo, nel pomeriggio, si è sentito male. È stato portato alla guardia medica e lì gli hanno refertato un bernoccolo, assegnandogli tre giorni di cure. La denuncia ai carabinieri porta la data del 30 gennaio, due giorni dopo l’aggressione subìta dal bambino.

“Mi ha contattata anche la dirigente scolastica, in seguito a una mia email di protesta”, prosegue la mamma, “per avvisarmi che aveva richiamato il bidello in presidenza e stava procedendo con i provvedimenti disciplinari del caso e anche per farlo trasferire in un’altra sede”. Trasferimento che si sarebbe già concretizzato. La mamma del bambino ha anche scritto, denunciando quanto capitato, ai servizi sociali del paese che già da tempo si occupano del figlio e alla cooperativa sociale che lo segue una volta alla settimana, per due ore, per farlo socializzare. È gravissimo che nel 2025 in una scuola possano capitare fatti simili. Ho voluto rendere pubblico sul giornale quanto è capitato a mio figlio perché voglio giustizia e spero soprattutto che a nessun altro piccolo tocchi la stessa sorte”.

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