Anche l’alta cucina dei ristoranti stellati piange: a Cagliari, negli ultimi anni, il luccichio delle stelle Michelin si è fatto più opaco, fino a spegnersi in alcuni casi.
Ristoranti celebrati da guide e critica, simboli di eccellenza e di un turismo gastronomico in crescita, oggi fanno i conti con una crisi profonda.
A Cagliari sono ancora pochi i ristoranti di lusso, e non conteggiamo quelli “di alta classe” che fanno parte di alberghi, dove il disorso è nauralmente differente.
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In viale Regina Margherita non c'è più "Dal Corsaro" del bravissimo e stimatissimo chef Stefano Deidda. Mura in vendita, bastano pochi clic su internet, e cuoco che ha aperto una nuova realtà tutta sua in Spagna.
A palazzo Boyl, cuore di Castello, "Gli Uffici" aprono solo su prenotazione: per gustare piatti di alta qualità, frutto di preparazioni meticolose di cuochi stellati, non basta presentarsi all'ora di pranzzo o cena.
Da quest'anno la "policy" è cambiata: sino a fine marzo prenotazione obbligatoria per poter scegliere tra i vari "menù-percorsi", come spiegano gentilmente al telefono a chiunque chiami per chiedere informazioni sugli orari.
Un cambio, rispetto all'anno scorso, naturalmente dettato anche dalla netta diminuzione della clientela che non risparmia nessuno, dalle trattorie ai ristoranti più "ricercati".
Le ragioni generiche sono molteplici e intrecciate. Il primo fattore è l’aumento vertiginoso dei costi: materie prime di qualità sempre più care, bollette energetiche fuori controllo, affitti elevati.
Mantenere uno standard da ristorante stellato richiede investimenti continui, dalla selezione degli ingredienti alla formazione del personale, passando per attrezzature e ricerca.
Un lusso che, in tempi di incertezza economica, diventa difficile sostenere. C’è poi il cambiamento delle abitudini dei clienti. La ristorazione "fine dining", un tempo vissuta come esperienza irrinunciabile, oggi è spesso percepita come un piacere occasionale.
La clientela di Cagliari, colpita dal caro vita, riduce le uscite, mentre il turismo, pur presente, resta fortemente stagionale. Nei mesi di bassa stagione, le sale si svuotano e tenere aperto tutti i giorni significa lavorare in perdita.
Da qui la scelta, sempre più diffusa, di aprire solo su prenotazione, concentrando il servizio nei fine settimana o su eventi speciali.