Rischia di trascorrere in carcere sino all’ultimo giorno della sua vita, Luciano Hellies, il 78 enne che lo scorso giugno ha ucciso, con dieci coltellate, la moglie, Tiziana Tumatis, più giovane di ventuno anni. I giudici della Corte d’Assise attendono Hellies, attualmente nel carcere di Uta con l’accusa di omicidio volontario, il prossimo 14 maggio. Il giudice per le udienze preliminari, Elisabetta Patrito, ha accolto le richieste del pm Diana Lecca e, anche se il 78enne è reo confesso, non gli è possibile accedere a riti alternativi. “Confidiamo nelle attenuanti, a questo punto”, spiega a CagliariNews il suo legale, Roberto Olla. Anche dopo il femminicidio, “il mio assistito e le sue 4 figlie hanno sempre mantenuto contatti, ovviamente incontrandosi nel carcere di Uta”. Quella struttura nella quale Olla spera che il suo assistito non resti per tutta la vita. Anche se, vista l’età, è probabile: la pena minima per l’omicidio è di ventuno anni, la massima di 24. Prendendo in considerazione la pena minima, quindi, Hellies (avendo già scontato quasi un anno dietro le sbarre) sarebbe libero nel 2045, all’età di novantotto anni. Tra un mese e mezzo nuovo round in tribunale.
IL FATTO – Non accettava che la moglie, molto più giovane di lui, avesse iniziato a uscire, fare sport, avere degli interessi lontano dalle mura domestiche, nonostante vivessero da separati in casa: ieri sera, all’ennesimo ritardo, ha prima litigato con lei e poi l’ha aggredita a colpi di coltello, uccidendola. È il quadro emerso dalle indagini degli investigatori della squadra mobile della questura di Cagliari sull’omicidio di Ignazia Tumatis, la donna di 59 anni uccisa dal marito Luciano Hellies, di 78, al culmine del litigi. Agli agenti aveva confermato di essere esasperato dal repentino cambio di abitudine della moglie: “Non ce la facevo più”.