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Cagliari, furti non stop nei raccoglitori di abiti usati: residenti di Sant’Avendrace furiosi

Tanti cassonetti metallici nel rione, depredati quasi ogni giorno. Cittadini e parroco lanciano un sos al Comune
La Redazione

Sant’Avendrace sotto assedio: raccoglitori degli abiti usati abbandonati e depredati. I cittadini scrivono al Comune di Cagliari: ā€œNon siamo una discaricaā€



Nel cuore del rione di Sant’Avendrace, quartiere popolare e storicamente dimenticato di Cagliari, la misura ĆØ colma. I cassonetti per la raccolta degli abiti usati, pensati come gesto di solidarietĆ  e riciclo, si sono trasformati nell’ennesimo simbolo del degrado urbano e dell’abbandono istituzionale. A pochi passi da scuole, chiese, negozi e abitazioni, quei contenitori traboccano di rifiuti, sacchi strappati, vestiti sparpagliati al vento, e sono divenuti bersaglio costante di saccheggiatori notturni e discariche abusive a cielo aperto.

Una scena desolante che offende non solo l’estetica del quartiere, ma la dignitĆ  di chi lo abita.

La protesta: ā€œCi trattano come cittadini di serie Bā€

Stanchi di convivere con questo scempio, un gruppo di residenti, con anche il parroco, ha preso carta e penna. Una lettera accorata, dai toni duri, sarĆ  presto indirizzata al Comune di Cagliari, agli assessori competenti, all’ARPAS e perfino alla Prefettura.

La rabbia dei cittadini ĆØ palpabile. I contenitori, gestiti da cooperative esterne o ditte subappaltatrici – la cui identitĆ  sembra talvolta nebulosa – non vengono svuotati da settimane. Peggio ancora, alcuni sono stati abbandonati da mesi, ormai scoloriti, senza targhe identificative nĆ© contatti utili.

Chi li svuota, e quando? Nessuno lo sa. E nel frattempo, la gente rovista, squarcia, disperde. ā€œUna vergogna quotidiana sotto gli occhi di tuttiā€, commenta un residente.

ā€œI contenitori degli abiti usati dovevano essere un gesto di solidarietĆ , invece sono diventati un affare opaco e un danno per la comunitĆ . Nessuno controlla, nessuno li svuota, e i vestiti finiscono o in mani di trafficanti o a marcire per strada. La caritĆ  non ĆØ questo. Se non c’è trasparenza, ĆØ meglio toglierli tutti.ā€

E non ĆØ il solo a pensarlo. I comitati di quartiere denunciano da tempo una mancanza cronica di manutenzione, ma anche la totale assenza di controllo sul destino dei materiali raccolti. ā€œDove finiscono gli abiti?ā€, si chiede polemicamente una signora che vive in via Is Mirrionis. ā€œDavvero aiutano i poveri, o ingrassano le tasche di pochi furbi?ā€

Comune assente o complice?

L’accusa più grave ĆØ però rivolta al Comune di Cagliari, colpevole – secondo i residenti – di aver abbandonato il rione al suo destino. ā€œPossibile che nessuno si accorga dello scempio che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno?ā€, lamenta un commerciante di via Santa Gilla. ā€œSiamo trattati come cittadini di serie B. Se succedesse in via Roma o al Poetto, avrebbero giĆ  rimosso tutto.ā€

Il Comune, al momento, tace. Nessuna risposta ufficiale ĆØ arrivata alla lettera, e nessun assessore ha fatto visita al quartiere per rendersi conto della situazione.

Intanto, i contenitori diventano rifugi per topi, dormitori occasionali per sbandati, e un pericolo per i bambini che ci giocano intorno. Una bomba ecologica e sociale.

Dietro la facciata della raccolta benefica, si nasconde spesso un business milionario. Molte ditte che gestiscono questi cassonetti rivendono gli abiti all’ingrosso, talvolta all’estero, o li destinano al riciclo industriale. Nulla di illegale, certo, il problema sono gli sbandati "del posto" che depredano i contenitori.

Sant’Avendrace ĆØ un quartiere che non si arrende. Ha le sue ferite, ma anche un’anima forte, fatta di cittadini onesti, famiglie, volontari e parroci che non si voltano dall’altra parte. La protesta per i cassonetti ĆØ solo l’ultimo segnale di una comunitĆ  stanca di essere ignorata, ma ancora capace di indignarsi e lottare.

Ora tocca al Comune decidere: rispondere, agire, oppure voltarsi ancora una volta dall’altra parte.

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