Oltre 30 anni di silenzio e dolore, la famiglia continua a pretendere “verità e giustizia per Manuela Murgia”
La certezza è granitica, così forte e non scalfibile al pari di quelle rocce diventate da “storiche” a “maledette”, perchè quelle che formano il canyon dI Tuvixeddu a Cagliari nel quale, il 4 febbraio 1995, è stato trovato il corpo di una sedicenne, Manuela Murgia: “Chi ha scelto quel punto lo conosceva”. I parenti della giovane ne sono più che certi e, in qualche modo, offrono anche questo importante spunto a chi sta svolgendo le nuove indagini. Stando alle ultime risultanze, la ragazzina è stata violentata e, poi, uccisa. Una fine orribile per una giovane senza grilli per la testa, cresciuta in una famiglia numerosa che le ha sempre impartito i giusti valori dell’onestà e del rispetto. Ecco, di seguito, quanto hanno pubblicato sulla pagina Fb ufficiale.
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“Perché proprio lì? Tuvixeddu. Un canyon di roccia e silenzio, scolpito dal tempo e dall’abbandono. Un luogo che un tempo custodiva i morti con rispetto, oggi profanato per nascondere la vergogna. Chi ha scelto quel punto lo conosceva. Sapeva che li la terra non parla, che la luce arriva solo a tratti, e che gli echi si perdono tra i cunicoli. Chi ha portato il corpo lì, lo ha fatto non solo per nascondere… ma per zittire!”.
“Hanno scelto questo luogo perché era vicino, perché lo conoscevano, perché era buio, perché era losco come loro! Hanno cercato il punto esatto, dietro una curva in maniera che il corpo non fosse facile da notare! Hanno scelto l’ orario, e probabilmente era anche tutto premeditato! Nessuno entra in quel luogo ad occultare un corpo se non si sente sicuro dei suoi passi! E solo chi abitava in zone limitrofe aveva questa conoscenza!”.
“Abbiamo notato, come in molti casi di omicidio si ripete la storia del biglietto del parcheggio conservato con cura da mostrare al momento giusto! La storia si ripete, l’ assassino non costruisce i suoi alibi in una serata a tavolino. E Manuela sapeva cosa e chi l’aspettava, già da giorni prima! Il luogo del ritrovamento descrive l’assassino e mai la vittima”.