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Cagliari, il lavoro c’è e gli stipendi sono i più alti di tutto il Sud Italia

I paragoni col Centronord sono implacabili, a Milano e Parma le paghe sono nettamente maggiori. Ma, tra capoluogo e provincia, si guadagna più che nel resto delle regioni del Mezzogiorno: tutti i dati
La Redazione

A Cagliari il lavoro non manca (245 giorni l’anno, leggermente al di sotto della media nazionale di 246) e, con 20230 euro all’anno, gli stipendi risultano essere, in media, i più alti di tutte le regioni del Mezzogiorno, meglio noto come Sud Italia. Ben dietro il capoluogo sardo (in 59esima posizione tra tutte le province italiane), nella classifica della Cgia di Mestre, troviamo infatti Bari (241 giorni di lavoro all’anno e 19379 euro di media ogni dodici mesi), Napoli che si ferma i 73esimsa posizione con 18400 euro e 231,7 giorni dove è possibile rimboccarsi le maniche, poi Catania, Siracusa, Taranto e Avellino (picco siciliano di 18200 euro, 18mila per la provincia campana) e Palermo ferma a 17911 euro. Certo, c’è poco da esultare pensando ai 34.343 euro di Milano, provincia più ricca d’Italia, i 28833 di Monza-Brianza in seconda posizione e Parma, terza con 27869 euro.

Tanti giorni di lavoro a disposizione

E, con una media di 245,1 giorni di lavoro all’anno, Cagliari resta saldamente in testa rispetto a tutte le province che si trovano sotto il Lazio. Un dato, unito a quello generale del lavoro e degli stipendi di Cagliari, che fa quantomeno galleggiare la provincia. Stando all’analisi della Cgia, infatti, al Nord si lavora in media 255 giorni all’anno, al Sud appena 228. In altre parole, gli occupati del Nord ogni 12 mesi timbrano il cartellino 27 giorni in più rispetto ai colleghi del Sud.

E come si spiega questa differenza? Non certo perché al Nord impiegati e operai siano degli instancabili eroi, mentre al Sud ci sia una diffusa presenza di “scansafatiche” che evitano uffici e fabbriche. Assolutamente no, la chiave di lettura non può essere fondata su questi luoghi comuni. Secondo l’analisi condotta dall’Ufficio studi della CGIA, invece, al Sud si lavora meno per almeno due ragioni strettamente correlate.

La prima. E’ dovuta a un’economia sommersa molto diffusa che nelle regioni meridionali ha una dimensione non riscontrabile nel resto del Paese che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. La seconda. E’ imputabile a un mercato del lavoro che nel Mezzogiorno è caratterizzato da tanta precarietà, da una diffusa presenza di part time involontario, soprattutto nei servizi, da tanti stagionali occupati nel settore ricettivo e dell’agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate.

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