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Auto verso il green, da Acentro uno sguardo al futuro: intervista all’amministratore Enrico Fodde

Dalla transizione ecologica ai cambiamenti del mercato, tra l’usato e le difficoltà del trasporto privato. L’anno scorso i 70 anni di attività per l’azienda oggi alla guida dell’amministratore Enrico Fodde
La Redazione

Una lunga storia di lavoro e passione, iniziata negli anni ’50, quando Nanni Fodde divenne precursore di un modo nuovo di vendere le automobili in Sardegna: guardando principalmente il consumatore e i suoi diritti. Nacque così l’Acentro, nello scorso 2024 arrivata ai 70 anni di attività, suggellati dall’acquisizione dei due marchi Citroën e Peugeot. Prossimo ai cento anni, Nanni ormai da tempo ha lasciato le redini al figlio Enrico Fodde, attuale amministratore unico dell’azienda e pronto a continuare, e raccontare lavoro, obiettivi e prospettive sul territorio.

Dopo i traguardi raggiunti lo scorso anno da Acentro, quali obiettivi l’azienda si propone di raggiungere?

Il settore è in fortissimo cambiamento, per cui fare dei programmi per il futuro è davvero difficile. La transizione ecologica impone dei cambiamenti veloci e incerti. E questo comporta problematiche e costi grossi, se pensiamo inoltre al fatto che si vive un periodo di forte avversione da parte delle amministrazioni nei confronti del trasporto privato. Questo lo vediamo anche a Cagliari e senza che ci si preoccupi di come sostituire questo tipo di trasporto nella città. Il costo sociale sarà certamente importante, con la riduzione di personale e ripercussioni su ricambisti, meccanici e carrozzieri: una realtà davvero importante nel territorio cagliaritano. Insomma, dalle amministrazioni pubbliche è battaglia contro il trasporto privato, ma non si pensa alle alternative. I sindaci del futuro, dunque, rischiano di ritrovarsi un esercito di lavoratori del settore che chiederanno giustificazioni a queste scelte. Dunque, è difficile fare previsioni per la nostra azienda, seppur piccola rispetto ad altre. Diciamo che navighiamo a vista, con programmi a breve termine e attenzione ai settori dai quali riuscire ancora a trarre linfa, sino a quando non ci saranno cambiamenti così impattanti da non riuscire più a stare in piedi.

Per il 29 marzo 2025 si attende il debutto della nuova Grande Panda Fiat. Come si guarda a questo veicolo in relazione alle esigenze di mobilità dei consumatori, verso cui la vostra azienda è sempre stata attenta?

La prospettiva è buona per un modello che segna il ritorno della Fiat nel segmento B di vettura. Un’auto da quattro metri, che riprende gli stilemi della vecchia Panda di Giugiaro, la cui storia rimanda ormai a quarant’anni fa, con un richiamo anche estetico. Una macchina comoda per la famiglia, anche dal punto di vista economico, con gli spazi adatti ad accontentare le esigenze delle famiglie e una formula stilistica significativa: insomma, ci auguriamo possa essere un buon successo e un buon ritorno economico.

Quanto pesa, per le nuove immatricolazioni, il mercato dell’usato e in alcuni casi il rinvio della spesa da parte dei consumatori?

Io vedo tre tipi di cliente, in un’economia purtroppo straordinariamente depressa, come quella sarda. C’è, ad esempio, quello che ha bisogno di andare in macchina per il lavoro, tra le varie esigenze, ma che ha poche disponibilità economiche e difficoltà di accesso al credito. Ogni giorno, ad esempio, noi vediamo una processione di clienti per l’acquisto di quella tipologia di auto – da tre, quattro e sino ai cinquemila euro – che alimenta il mercato privato o quello di salonisti poco onesti. Un sottobosco che noi vorremmo servire, ma non ci riusciamo. Comprare un’auto in cattive condizioni e poi rivenderla, con le giuste leggi di tutela al cliente, per noi è difficile. Altra tipologia di clientela è quella che cerca il succedaneo della macchina nuova: un mercato importante anche per noi, che offriamo un ventaglio di alternative che costano sino al 40% in meno rispetto al nuovo modello. Con affidabilità e garanzie sino a cinque anni. Poi c’è cliente che cerca il modello di prima mano: un mercato che nel corso degli anni ha subito rincari enormi, ma oggi subisce la concorrenza cinese che va a calmierare i prezzi. Con grande difficoltà, però, della case europee che non riescono a stare dietro e sono costrette ad abbassare i prezzi, limitando i loro margini. Dunque, tre tipi di mercato: quello povero, quello alternativo al nuovo e quello nuovo, con quest’ultimo che sta vivendo delle diminuzioni di prezzi e destinato competere con l’usato.

Le auto verso il green. Quanto costa in termini organizzativi occupazionali il percorso verso le emissioni zero?

A me non preoccupa. Le tecnologie vanno avanti con una velocità enorme e fanno sì che il fenomeno dell’ibrido sia una risposta sempre più efficace anche per chi, oggi cliente da diesel, ha esigenze di fare molti chilometri. Il full electric? Un discorso che secondo me va nella giusta direzione, con case automobilistiche che offrono prezzi competitivi. Il problema, però, è nel costo dell’infrastrutturazione e dell’elettricità. La prima, infatti, avrebbe bisogno di un forte contributo pubblico statale, dato che gli utilizzatori non sono così tanti.

Il fondatore Nanni Fodde compirà cento anni il prossimo agosto e lo scorso 2024 suo nipote Giovanni ha raggiunto i trenta, pronto a prendere le redini dell’Acentro dopo suo papà Enrico. Uno dei segreti dell’azienda è la continuità?

Ancor prima di mio padre c’è stato mio nonno, con il quale mio padre ha iniziato sin da ragazzino. La continuità è indispensabile e, quando non c’è, diventa un dramma per le aziende a conduzione familiare. Da qualche anno, anche io sono supportato da mia moglie, una persona di grande fiducia. E spero che mio figlio continui il percorso e dopo di lui anche i suoi figli.

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