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Donne nella sanità, aggressioni in aumento del 40%

Quanto emerge da un’analisi dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), condotta insieme a Unione Medica Euromediterranea e al movimento internazionale Uniti per Unire.
La Redazione

Negli ultimi tre anni in Italia c’è stato un aumento del 40% degli episodi di violenze fisiche e psicologiche contro le donne che lavorano nella sanità. E quanto emerge da un’analisi dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), condotta insieme a Unione Medica Euromediterranea e al movimento internazionale Uniti per Unire.

Le aggressioni contro le operatrici sanitarie “sono violenza di genere. Penso che trovarsi davanti a delle donne fa scattare un meccanismo particolare”, le parole all’Ansa del presidentedella Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

E aggiunge: “Non è più un caso. Sono almeno cinque le colleghe che sono state uccise, Maria Monteduro, Eleonora Cantamessa, Roberta Zedda, Paola Labriola, Barbara Capovani. Il tema ci interroga molto perché le difficoltà che le colleghe hanno sono le difficoltà di una società pensata in termini maschilisti, per dare risposta agli uomini, e le donne non sono per nulla favorite ancora oggi. Mancano tanti servizi che dovrebbero essere attivati, una flessibilità del lavoro che dovrebbe essere introdotta proprio per consentire alle donne di rispondere anche alla loro vocazione di madri”.

“Oggi le donne – ha detto il presidente Fnomceo – sono prevalenti e quindi ancora di più, di fronte a una violenza in sanità, questa risponde ai criteri di violenza di genere. Bisognerebbe individuare meccanismi e modalità di tutela”. Un tema “molto sentito all’interno della professione”, ha sottolineato Anelli. E per domani “sono tante le nostre commissioni ordinistiche che si sono organizzate per partecipare alla giornata con molti eventi”.

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