Prevista a Cagliari, per il prossimo venerdì 22 novembre, una conferenza sullo Ius Scholae al liceo Siotto. Un incontro di partecipazione libera che vedrà tra i presenti, a partire dalle 10.30, i dirigenti scolastici Roberto Bernardini e Vanni Mameli, insieme agli studenti delle scuole Euclide, Alberti e Siotto.
Una proposta di legge già presa in esame in Parlamento nel 2018 e poi arenatasi alla Camera nel 2022. E oggi, il tema del riconoscimento della cittadinanza italiana ai giovani con background migratorio – nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni, che residenti in Italia abbiano frequentato regolarmente almeno cinque anni di studio nel nostro Paese – è tornato a farsi caldo.
Ne è d’accordo professor Gianmatteo Sabatino, che diversi anni fa si è già occupato della materia, con il libro “Tutti a scuola. Lo ius culturae e l’inclusione degli studenti stranieri”, e che ora ripropone la tematica in conferenza con l’associazione nazionale presidi.
I dati. “Secondo un rapporto del Mim, in Italia ci sono circa 914mila studenti stranieri. La percentuale è dell’11,2%”, la fotografia illustrata da Sabatino di un Paese che, per motivi già noti, vede una diminuzione generale degli studenti.
“In Sardegna si parla invece del 3%”, spiega Sabatino. Che aggiunge: “Questi studenti hanno un tasso di scolarizzazione del 100%, almeno sino alle scuole superiori. In questo ciclo di studi la percentuale tende a scendere”.
Ius Scholae diventa un tema fondamentale, in un contesto sociale in cui i giovanissimi italiani e quelli di origine straniera nella stragrande maggioranza dei casi condividono gli stessi percorsi scolastici, formativi e di aggregazione sociale. “Noi docenti insegniamo a tutti, senza differenze. Proponiamo gli stessi valori a questi ragazzi e allora che senso ha dire ‘voi potete diventare italiani’, quando molti di loro sono nati proprio qui e già da tempo vivono in un contesto italiano?”, spiega Sabatino.
E ancora, “ci sono due aspetti che ci fanno riflettere sull’importanza dello Ius Scholae”, spiega Sabatino. “Il primo: dobbiamo investire sulla fiducia nei confronti di ragazzi per i quali il rischio è sentirsi senza identità. La realtà italiana vive un graduale depauperamento dei giovani. In Sardegna, entro dieci anni, ci saranno due alunni anziché 3, nella fascia 5-14 anni.”.
“Il secondo aspetto è legato alla burocrazia che ogni anno questi ragazzi devono affrontare per rinnovare il permesso di soggiorno”.