Pistola alla testa dopo 20 anni di offese a Cagliari
Nel rione di Cagliari di Sant’Elia una rivalità personale ha scavato solchi profondi, sino all’utilizzo di una pistola, per oltre vent’anni di offese. Stefano Caredda ha ricostruito davanti alla giudice Claudia Falchi Delitalia una sequenza di provocazioni continue, iniziata con un tentativo di intrusione in casa e proseguita con insulti e atteggiamenti persecutori.
Cagliari, 20 anni di offese “vendicate” a colpi di pistola a Sant’Elia
La tensione ha trovato sfogo la scorsa settimana, quando nuove offese rivolte alla compagna e al figlio hanno acceso la miccia.
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La notte della sparatoria Dopo un pugno al volto ricevuto in un bar del quartiere, Caredda ha scelto la via della ritorsione. Ha recuperato una pistola detenuta illegalmente e ha raggiunto in strada il rivale Manolo De Agostini insieme al figlio Alberto e a un altro giovane.
In quei minuti concitati, Caredda ha esploso un colpo alla gamba dell’uomo e ha puntato l’arma alla testa per chiudere un conto aperto da anni.
Nello stesso frangente, con l’aiuto dei due giovani armati di coltello e katana, il gruppo ha aggredito anche il nipote Daniel.
Le indagini e la collaborazione La Squadra Mobile ha avviato subito gli accertamenti. Caredda si è consegnato spontaneamente e ha indicato agli agenti il luogo dove teneva il revolver con matricola abrasa.
Ha poi convinto il figlio e l’amico minorenne a presentarsi in questura. Le ricostruzioni fornite, con l’assistenza dell’avvocato Marco Fausto Piras, hanno mostrato coerenza e hanno trovato riscontro nelle immagini di videosorveglianza e nelle testimonianze.
La decisione del giudice
Dopo la convalida, la giudice ha disposto gli arresti domiciliari per Stefano e Alberto Caredda in un Comune diverso da Cagliari. La Procura ha evidenziato il rischio di nuove condotte verso De Agostini.
Il tribunale ha ritenuto adeguata una misura lontana dal quartiere, presso l’abitazione di una conoscente incensurata ed estranea ai fatti.
Le accuse e le condizioni delle vittime La Procura contesta la detenzione di arma clandestina, il porto di oggetti atti a offendere e le lesioni personali gravi. Le due vittime hanno ricevuto cure ospedaliere e hanno lasciato il reparto con prognosi di 30 e 21 giorni, senza conseguenze permanenti.