I direttori dei pronto soccorso dell Sardegna uniti: “Siamo vittime del sistema e non siamo responsabili delle lunghe attese e dei mancati ricoveri, anche noi siamo vittime di un sistema che non funziona".
Con queste parole i direttori dei pronto soccorso della Sardegna si schierano a difesa della categoria e della collega della Asl 7 di Carbonia. La dottoressa, travolta da critiche dopo la morte di una paziente in attesa di ricovero, riceve la solidarietà di quattordici dirigenti medici dell’Isola.
Solidarietà e denuncia: “Difendiamo chi ogni giorno regge il sistema”. Dal Brotzu di Cagliari al San Francesco di Nuoro, dal San Martino di Oristano fino al Paolo Merlo de La Maddalena, i direttori firmano un documento che respinge con decisione le accuse rivolte ai pronto soccorso.
“Difendere una collega significa difendere tutti noi”, scrivono. I medici ricordano che ogni giorno affrontano urgenze, carenze di personale e strutture inadeguate, garantendo assistenza nonostante condizioni estreme.
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La vicenda dell’82enne di Sant’Antioco, morta dopo dodici giorni di attesa per un intervento, ha riacceso il dibattito.
La Asl 7 ha spiegato che la ricerca di un posto letto si è complicata per la mancanza di disponibilità in altri ospedali.
I direttori ribadiscono che i ritardi nei ricoveri derivano da una rete ospedaliera fragile e da una cronica carenza di reparti specialistici.
Nel documento, i medici denunciano il fenomeno del boarding, cioè la permanenza prolungata in Pronto soccorso di pazienti già valutati e in attesa di ricovero. “Ogni trasferimento diventa una battaglia quotidiana, ogni ricovero un negoziato”, scrivono.
Le strutture dell’emergenza si trasformano in reparti di degenza forzata, mentre il personale continua a garantire sicurezza e dignità oltre ogni limite.
“Il pronto soccorso è la porta del sistema, non il capro espiatorio” I direttori ricordano che il Pronto soccorso rappresenta l’ingresso del sistema sanitario, ma non ne costituisce il punto di arrivo.
“Lo sdegno di chi punta il dito contro di noi è tardivo e ipocrita”, affermano. Chiedono rispetto e soluzioni strutturali per un sistema che rischia di collassare definitivamente.