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Traumatologia chiuso, paziente fratturata muore a Carbonia in un altro reparto: indaga la Regione

Il caso. La donna per 13 giorni ha aspettato il ricovero in un reparto specialistico: ma nessun posto letto disponibile è stato trovato
La Redazione

Caso della paziente fratturata morta al Sirai di Carbonia

Esplode il caso paziente fratturata morta al Sirai di Carbonia. L’Assessorato Regionale della Sanità ha reso noto che la ASL Sulcis-Iglesiente, su impulso urgente dell’assessore Armando Bartolazzi, ha trasmesso una prima relazione in merito al caso della paziente 82enne di Sant’Antioco deceduta presso l’Ospedale Sirai di Carbonia, dopo un periodo di degenza in Pronto Soccorso.

Cosa riguarda la relazione

La richiesta dell’Assessorato ha riguardato diversi punti chiave: le circostanze che hanno impedito il ricovero della paziente in un reparto specialistico, eventuali provvedimenti adottati dall’azienda sanitaria per prevenire gravi danni, le motivazioni per cui non sia stata individuata in tempo una soluzione alternativa di ricovero, sia in altre strutture del territorio sia extraregione, tramite il coinvolgimento del bed manager regionale e dell’Assessorato e le circostanze specifiche che hanno portato al tragico decesso della paziente.

Quadro clinico e situazione dei reparti

Dall’ospedale Sirai precisano che il quadro complessivo della paziente era molto delicato. La donna è rimasta inizialmente in osservazione e successivamente in cardiologia, poiché il reparto di Traumatologia di Carbonia è chiuso da due anni, e gli altri ospedali attrezzati non hanno risposto alle mail o non avevano disponibilità di posti letto.

Critiche e sdegno per la situazione

«È inaccettabile e inumano. Pensare di arrivare all’ospedale Sirai con una frattura del femore, permanere nel corridoio e/o astanteria del pronto soccorso per 13 giorni e cessare di vivere lì stesso, senza essere mai stato/a ricoverato/a in alcun reparto specialistico perché non ci sarebbero stati posti letto disponibili quando, in verità, il reparto esiste ma è chiuso inspiegabilmente, anche se dovrebbe essere pienamente operativo (Sirai) e là, invece, dove è aperto e vi sono medici pagati profumatamente (CTO), non si interviene per tutti i casi clinici, merita tutto il nostro sdegno e le prese di posizione più forti. Manifesto la mia profonda vicinanza e solidarietà a chi patisce quotidianamente una situazione davvero non più sostenibile», scrive la consigliera comunale di Varbonia Daniela Garau.

L’autore del commento ha inoltre presentato un’interpellanza urgente sull’accaduto, pubblicando i dettagli del provvedimento per richiamare l’attenzione delle istituzioni e sollecitare interventi immediati.

Le prossime verifiche dell’Assessorato

L’Assessorato regionale della Sanità ha annunciato che continuerà le proprie verifiche attivando tutte le procedure previste. L’obiettivo è accertare in modo completo la dinamica dei fatti e individuare eventuali responsabilità, garantendo il pieno rispetto del diritto alla salute dei cittadini.

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