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Sarda emigrata in Veneto si “dissangua” per tornare dal padre malato: “Anche 300 euro per Venezia-Cagliari”

Prezzi degli aerei salatissimi, la protesta delle cagliaritana Paola Marras: “Sardegna matrigna, se non sei turista ti dissangua”
Paolo Rapeanu

Una sarda, emigrata in Veneto, costretta a spendere cifre “monstre” per raggiungere il padre, in gravi condizioni di salute, a San Gavino Monreale. Paola Marras, residente fuori Sardegna, si è sfogata con un lungo post su Facebook. Eccolo, di seguito.

Lo sfogo di una sarda emigrata in Veneto

"Sono sarda, ma per questa terra sono una figlia illegittima".

"La Sardegna, la mia terra, invece che madre si comporta da matrigna cattiva: ti accoglie con cartoline, ma ti volta le spalle quando hai bisogno".

"Sono rientrata d’urgenza perché mio padre è gravemente malato. Per arrivare ho pagato 125 euro di biglietto e mi è andata persino bene, perché i prezzi salgono come se stessimo volando a New York, non a Verona o Venezia, Cagliari. Ora devo tornare al lavoro, ma i voli hanno prezzi assurdi, vergognosi, da rapina legalizzata (per lunedì 21 settembre quasi 300 euro, uguale domenica)

"La verità? Non ho la residenza in Sardegna e quindi niente continuità territoriale. Per lo Stato sono una turista. Una turista che corre al capezzale del padre morente. Una turista che paga il biglietto d’oro per abbracciare un genitore invalido. E qui arriva l’altra coltellata: mio padre è gravemente invalido, ma non ha ancora la 104 perché in Sardegna per una visita di accertamento si aspetta oltre un anno".

"Un anno di attese per un certificato, un anno di carta bollata mentre la vita reale ti crolla addosso. Un anno senza diritti, senza permessi, senza aiuti. Così funziona la Sardegna matrigna: ti mostra il mare da cartolina, ma se devi spostarti per curare un padre, ti dissangua con voli impossibili; ti riempie di bandiere e folklore, ma se chiedi un diritto elementare come l’assistenza a un malato, ti mette in fila e ti lascia lì a marcire e poi ti vende come '“'figlio orgoglioso di questa terra'”', ma ti tratta come un numero, un peso, un fastidio".

"E intanto chi governa sbandiera la parola continuità come se fosse un regalo. Ma di quale continuità parlate? Io la continuità la vivo sulla mia pelle: quella di dover scegliere se pagare mezzo stipendio per tornare o rinunciare a stare accanto a chi amo. La continuità di file infinite, porte chiuse, domande respinte. La continuità di una Sardegna che ti lascia sola, mentre i politici volano a Roma con biglietti pagati da noi".

"Non è una storia personale, è la storia di centinaia di sardi che vivono fuori: figli e figlie che rientrano per assistere i genitori, famiglie che aspettano mesi e anni per una pratica, lavoratori che non hanno tutele perché le leggi restano sulla carta. E direi basta: con la Sardegna matrigna che ci abbraccia nelle canzoni ma ci calpesta nella vita, coi biglietti d’aereo da rapina, con gli accertamenti lumaca che negano dignità a chi soffre. Basta essere cittadini di serie Z".

"La Sardegna non è solo spiagge e turismo, è fatta di carne e sangue, di madri e padri che invecchiano, di figli che lottano tra un volo e un certificato per non abbandonarli. E noi non siamo turisti: siamo sardi. E a una madre vera non si dovrebbe chiedere l’elemosina del diritto".

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