Lacrime tra i tifosi del Cagliari, è morto Claudio Cuneo, uno dei “pilastri” della curva sud. Sempre presente a ogni gara dei rossoblù, se n’è andato all’improvviso.
C’è chi ama la propria squadra con la voce, con il cuore, con il respiro che si sospende ad ogni passaggio,
Ma, anche, ad ogni dribbling, ad ogni urlo liberatorio nel gol. E c’è chi, semplicemente, sbatte il pugno sul petto, come per battere sull’aria tutta la passione che custodisce dentro.
Oggi ricordiamo un tifoso del Cagliari, un uomo di nome Cladio Cuneo, che ha portato sempre con sé un amore che non conosce distanze. Non era un ultras, non cercava cori, né clamore: gli bastava la maglia rossoblù, il colore del mare, lo stadio pieno, l’abbraccio della curva.
Lo ricordiamo non per la morte, che è sempre ferita soprannaturale, ma per la vita: per ogni domenica trascorsa con la speranza, per ogni emozione condivisa con amici e sconosciuti, per ogni battito di cuore che si univa a quello di migliaia di altri tifosi. Un uomo che ha sognato in silenzio, applaudendo, soffrendo, gioendo, sperando che la sua squadra potesse alzarsi ogni volta un passo più in alto.
Se Cladio fosse stato là, allo stadio, sarebbe stato uno dei tanti: dietro a uno striscione, sotto un cielo di bandiere, parte del coro che non si spegne quando la partita sembra persa. E persa non lo era mai davvero, perché l’amore per quella divisa, per quei colori, è eterno.
Il suo ricordo è un invito: a non dimenticare che dietro ogni scandire di nome, dietro ogni tifoseria, c’è una persona. Una storia fatta di attese, viaggi in pullman o in macchina, spese, sacrifici, risate, lacrime. Una storia che vale tanto quanto i gol più belli perché è la testimonianza che lo sport, e l’amore per i colori, possono ricreare comunità, fratellanza, orgoglio.
Addio Cladio. La curva non ti dimentica. Ogni volta che il vento farà vibrare uno striscione rossoblù, ogni volta che il boato del gol risuonerà, ci sarà un posto riservato nella memoria per te.