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Sbarchi senza sosta in Sardegna: 34 migranti in pochi giorni nel Sulcis

Proseguono le ricerche dei dispersi dopo il ritrovamento del cadavere a Capo Sperone
La Redazione

Sbarchi in Sardegna: nel luglio 2025 34 migranti in pochi giorni nel Sulcis

Sbarchi in Sardegna: nel luglio 2025 34 migranti in pochi giorni nel Sulcis. In pochi giorni, le coste del sud Sardegna hanno visto arrivare 34 migranti. I flussi si sono concentrati tra Sant’Antioco, Porto Pino e Teulada, in un arco di tempo brevissimo, confermando un’intensificazione degli sbarchi in piena estate.

La notte scorsa, nove persone hanno raggiunto Sant’Antioco. Poco prima, i carabinieri hanno individuato dodici migranti sulla spiaggia di Porto Pino, nel territorio di Sant’Anna Arresi. Sempre nelle stesse ore, tredici uomini hanno attraccato al porto di Teulada. Le autorità hanno trasferito tutti al Centro di accoglienza di Monastir, dove ricevono assistenza e vengono identificati.

Parallelamente, continua la ricerca di dispersi in mare. Guardia di finanza e Guardia costiera pattugliano l’area di Sant’Antioco con motovedette ed elicotteri. Sabato notte, l’aereo ATR-72 delle Fiamme gialle, partito da Pratica di Mare, ha individuato il corpo senza vita di un migrante, recuperato poi dalla Capitaneria di porto. Il giorno precedente, le stesse unità avevano salvato un uomo in mare.

Il superstite ha raccontato di aver affrontato la traversata insieme ad altre otto persone, finendo in acqua dopo il ribaltamento dell’imbarcazione. Da allora, le unità navali perlustrano senza sosta la costa, nel tentativo di rintracciare eventuali sopravvissuti o altre vittime.

Le autorità sottolineano come il numero di arrivi di questi giorni superi la media stagionale, segnalando un possibile incremento delle partenze dalle coste nordafricane. Il fenomeno impone un impegno straordinario alle forze dell’ordine, impegnate a gestire contemporaneamente i soccorsi in mare, le operazioni di sbarco e le procedure di accoglienza.

La situazione conferma che la rotta verso la Sardegna resta attiva e rischiosa, con traversate che spesso si trasformano in emergenze umanitarie.

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