Roberta Pitzalis è la prima vittima “ufficiale”, in Sardegna, per intossicazione da botulino “killer”. E no, va detto e urlato sin da subito, non si può morire nel 2025 per un’intossicazione simile.
La scienza e la medicina hanno fatto passi da gigante, non siamo più isolati da nulla ma ultraconnessi e appare assurdo che a una festa di piazza vengano venduti cibi che si rivelano mortali.
La sindaca di Guasila, Paola Casula, lo dice a Cagliari News con la voce rotta dalla commozione mista a incredulità mentre torna in paese.
“L’amministrazione comunale intende manifestare in modo tangibile e solenne il dolore del paese per l’ingiusta perdita della carissima Roberta, attraverso la proclamazione del lutto cittadino durante il funerale”.
Un paese improvvisamente a lutto, così sarà appunto anche nel giorno delle esequie di Roberta Pitzalis, ingegnera elettronica e product manager.
Era partita con la sua vita e carriera dal paesino della Trexenta per arrivare alle porte della “grande Cagliari”, a Monserrato.
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La vita spezzata di Roberta Pitzalis, vittima del botulino “killer” in Sardegna
Lì viveva da tempo e sempre lì ha partecipato alla Fiesta Latina in piazza, mangiando il “maledetto” guacamole che l’ha fatta entrare in un vortice di dolori e batteri culminati, purtroppo, con la morte.
La prima vittima sarda, un’Isola sgomenta nella quale ora tutti si interrogano, e molto, sui controlli alle sagre paesane (QUI un dettagliato articolo col parere degli esperti, gli unici validi ai quali affidarsi in momenti simili per evitare di entrare ancora di più nel panico).
E ora tutti pregano e sperano che gli altri ricoverati in ospedale possano presto uscire.
A Guasila è invece “notte fonda”, con una famiglia straziata dal dolore: mamma Graziella, papà Peppuccio insime alla loro altra figlia, Stefania, non potranno più riabbracciare la loro Roberta.
Morta in un luogo votato da sempre al divertimento, una sagra paesana. Che, invece, si è trasformata in un “villaggio degli orrori”, con ben undici intossicati. E, da qualche ora, purtroppo, una vittima.