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Dermatite nodulare nei bovini sardi, cresce la paura: “Una task force per isolare la malattia”

Primi focolai già realtà, gli allevatori si rivolgono al ministro della Salute: “Intervenire ora per stroncare il virus”
La Redazione

Dermatite nodulare scoperta nei bovini della Sardegna, allarme rosso. Attivare immediatamente un’unità di crisi nazionale per confinare la malattia e tutelare la Sardegna e l’intero comparto bovino italiano. È questa la richiesta inviata da Coldiretti Sardegna al Ministero della Salute dopo la conferma del primo caso di dermatite nodulare contagiosa nei bovini dell’Isola.

Le richieste degli allevatori per debellare la dermatite nodulare nei bovini

Per Coldiretti Sardegna è fondamentale la costituzione urgente di un’unità di crisi nazionale che intervenga con misure chiare e tempestive per contenere il contagio. “Non si tratta solo di una questione sarda – spiegano il presidente Battista Cualbu e il direttore Luca Saba – ma di una sfida nazionale: la Sardegna è una porta di ingresso e uscita per molti flussi commerciali del comparto zootecnico e deve essere tutelata con il massimo impegno”.

Per Coldiretti Sardegna, inoltre, serve agire in fretta per delimitare l’area colpita e intervenire con misure straordinarie che impediscano ogni possibile propagazione del virus. “La malattia va isolata adesso – sottolineano Cualbu e Saba – servono interventi tecnici, scientifici e organizzativi coordinati: una task force che operi sul territorio per mettere in sicurezza la zona focolaio e tutelare i territori circostanti – sottolineano – l’esperienza degli ultimi anni con Psa, la Lingua Blu e la piaga delle cavallette ha dimostrato quanto la rapidità di intervento possa fare la differenza. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo: almeno in questo caso muoviamoci con un intervento coordinato e tempestivo”, ribadisce Coldiretti, che richiama anche l’attenzione sul rischio di danneggiare un settore che, grazie anche al progetto di filiera promosso dall’organizzazione, stava finalmente vivendo una fase di slancio economico.

Prezzi finalmente remunerativi, accordi strutturati e un lavoro condiviso che coinvolge tutto il comparto rappresentano un patrimonio da difendere con ogni mezzo.

“Il comparto bovino non può essere lasciato solo – concludono Cualbu e Saba – non possiamo assistere, ancora una volta, a una gestione tardiva di un problema sanitario: non ci facciamo mai mancare nulla, ma almeno impariamo dal passato. Chi lavora ogni giorno negli allevamenti – spiegano – merita di essere sostenuto, soprattutto considerando anche le ulteriori difficoltà che periodicamente si sommano, come i problemi nei trasporti che in diverse fasi dell’anno rendono più complicato vendere o movimentare il bestiame. Solo di recente, grazie alle pressioni della nostra organizzazione, si è tornati a una gestione più stabile”.

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