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Sardegna rovente, i sindacati: “Niente lavoro all’aperto nelle ore più calde”

Temperature in rialzo, luglio e agosto dietro l’angolo. Scattala richiesta di Cgil, Cisl e Uil alla Regione, solo per chi lavora nell’edilizia
La Redazione

Sardegna rovente, anche quest’anno si ripresenta il dramma dei lavoratori sotto il sole cocente. “L’innalzamento delle temperature e il forte impatto sulla salute e sicurezza dei lavoratori impegnati nei cantieri edili pubblici e privati, e in tutte le attività lavorative della filiera edile, richiede un intervento urgente della Regione affinché emani anche quest’anno un’ordinanza in materia di igiene e sanità pubblica che vieti il lavoro nelle ore di maggiore esposizione”: è la richiesta inviata alla presidente Todde con una lettera a firma dei segretari regionali Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil.

Una richiesta ancor più motivata in una regione come la Sardegna, pochi giorni fa classificata fra le aree più calde d’Europa.

“Stop lavoratori nei cantieri nella Sardegna rovente nelle ore più calde”

“Quella degli edili – hanno scritto Gianni Olla, Marco Ambu e Erika Collu – è una categoria fortemente esposta a condizioni di lavoro pericolose, soprattutto con l’arrivo della stagione estiva e con la prolungata esposizione al sole, che mette a rischio la stessa vita”.

A supportare l’appello, gli studi della comunità scientifica che certifica l’impatto del cambiamento climatico sulla salute e sicurezza nel lavoro: “Numerosi studi epidemiologici hanno mostrato come lavorare in condizione di esposizione eccessiva al caldo non solo esponga i lavoratori a rischi diretti per la salute come stress termico e colpi di calore, che si manifestano anche con la perdita di coscienza, ma aumenti anche la probabilità di infortunio a causa delle condizioni fisiche e cognitive compromesse e, quindi, della minore capacità di affrontare eventi inattesi e repentini”. 

Fillea, Filca e Feneal ricordano che a livello nazionale sono più di 4000 gli infortuni all’anno riconducibili a temperature estreme con un costo che sfiora i 50 milioni di euro se si considera  l’insieme di tutte le spese assicurative e di tutela degli infortunati. Se si pensa al clima sempre più caldo della Sardegna, è facile immaginare ciò che potrebbe accadere se non si ponesse subito un rimedio.

Da qui l’urgenza di un intervento della Regione per l’adozione dell’ordinanza come azione fondamentale per impedire l’esposizione nelle ore più calde. Oltre a questo, le categorie a livello nazionale chiedono un provvedimento legislativo ad hoc che preveda la destinazione di risorse per un indennizzo di cassa integrazione che vada oltre il limite massimo già previsto per il trattamento.

Per discutere di questo e di una specifica disciplina per i cambiamenti climatici che, secondo i sindacati, dovrebbe essere inserita nel decreto 81 che regola le norme a tutela della salute e sicurezza, Feneal, Filca, Fillea nazionali hanno chiesto un incontro alla ministra del Lavoro e alle Commissioni parlamentari competenti. 

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