Pochi politici – avvistati l’ex sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, l’attuale assessore regionale del Turismo, Franco Cuccureddu e il presidente del Consiglio comunale, Marco Benucci – qualche imprenditore – come Carlo Scano e Gualtiero Cualbu – poi l’ex presidente dell’AutoritĆ portuale e politico Paolo Fadda, al contrario dei giornalisti: erano tanti per il funerale di Nichi Grauso, il pioniere del giornalismo del futuro e di internet morto a 76 anni. Chiesa di Monte Urpinu strapiena, le esequie sono state celebrate da don Elenio Abis e non ci sono stati momenti particolari da ricordare, perchĆØ ogni istante ĆØ stato dedicato alla memoria di Grauso. L’uscita del feretro per l’ultimo viaggio verso il cimitero si ĆØ svolto in un silenzio quasi surreale: niente applausi, ha prevalso una doverosa compostezza che da tempo non si vedeva ad un funerale di un personaggio famoso.
E il funerale di Nichi Grauso era uno di quelli, a tutti gli effetti. Lui, capace di rivoluzionare con il suo genio e la sua invettiva la vita di migliaia di persone, dai giornalisti e tecnici che hanno collaborato con lui sino, anche, ai politici con i quali si ĆØ interfacciato nei decenni.
LEGGI ANCHE: Cagliari piange Grauso: la sua lotta contro il tumore e per il diritto alle cure in Sardegna
Lāalba della libertĆ dāantenna
Lāavventura imprenditoriale di Grauso inizia nel 1975 con Radiolina, la prima radio privata sarda e una delle prime in Italia. Partita da un piccolo appartamento di Quartu SantāElena con un trasmettitore militare di fortuna, Radiolina fu la voce libera di unāisola ancora legata al monopolio RAI. Accusata inizialmente di āpirateriaā, Radiolina contribuƬ a una storica sentenza che aprƬ la strada alla liberalizzazione dellāetere in ambito locale. Solo pochi mesi dopo, lo stesso Grauso fondò Videolina, la prima emittente televisiva privata in Sardegna, che negli anni avrebbe raggiunto oltre lā80% del territorio isolano.
Lāera de LāUnione Sarda
Nel 1985, Grauso compie un passo decisivo acquistando āLāUnione Sardaā, il principale quotidiano dellāisola. Inizia una rivoluzione: dalla linotype al computer, dalla stampa a piombo alla produzione telematica. Lāinvestimento massiccio culmina con la creazione del più moderno centro stampa del Mediterraneo, capace di stampare quotidiani nazionali come Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport. Nel 1994, il giornale entra nella storia diventando il primo quotidiano europeo disponibile online, secondo nel mondo solo al Boston Globe.
Un imprenditore globale
Nel 1991 Grauso supera i confini italiani investendo nella Polonia post-comunista. Acquista il quotidiano Zycie Warszawy e fonda Polonia 1, una rete televisiva nazionale che rivoluzionò il panorama mediatico del paese. Nonostante il successo iniziale e lāappoggio di Lech WaÅÄsa, lāavventura si scontrò con le nuove leggi sullāemittenza, e nel 1996 Grauso cedette le sue attivitĆ polacche.
Precursore del digitale
Visionario, Grauso fu anche pioniere dellāinternet italiano. Con Video On Line, creò il primo provider nazionale diffuso capillarmente in Italia. Lāavventura, troppo avanzata per i tempi e economicamente gravosa, si concluse nel 1996 con la vendita a Telecom Italia, che ne sfruttò la tecnologia per dar vita a Tin.it.
Lāimpegno politico e il caso Silvia Melis
Nel 1997 fonda il Nuovo Movimento, con cui si candida a sindaco di Cagliari (ottenendo il 14,47%) e successivamente entra nel Consiglio Regionale. La sua attivitĆ politica si intreccia a un periodo turbolento: ĆØ al centro del caso Silvia Melis, sostenendo di aver pagato il riscatto per la sua liberazione, versione smentita dalla magistratura. Le polemiche con i giudici si fanno roventi dopo il suicidio del magistrato Luigi Lombardini, coinvolto nellāinchiesta. Le vicende giudiziarie lo costringono infine a cedere il suo impero editoriale a Sergio Zuncheddu.
LāereditĆ
Nicola Grauso ĆØ stato una figura complessa: imprenditore geniale, innovatore instancabile, ma anche uomo di battaglie feroci e rovesci clamorosi. Ha saputo portare la Sardegna nellāera della modernitĆ , spesso anticipando i tempi, e lasciando unāimpronta indelebile nella storia dei media italiani.