Il 40enne Danilo Cancedda trovato senza vita il 13 gennaio: “Qualcuno gli ha fatto del male e l’ha ucciso”.
“Mio figlio Danilo Cancedda è stato ucciso”. Il ritmo dei post è quasi quotidiano, segno di chi vuole urlare sino all’ultimo quella che ritiene essere la “verità” con la V maiuscola. Lo fa con messaggi intrisi di dolore ma anche di speranza, postando foto di momenti felici passati in parchi o in famiglia: il figlio quasi sempre in primo piano, sorridente. A tre mesi dalla sua morte, la mamma di Danilo Cancedda continua a non darsi pace. Il corpo del figlio, vigilante della Coopservice, giaceva il 13 febbraio scorso in un canneto sulle sponde della laguna di Santa Gilla. Dopo otto giorni il funerale nella chiesa del Poetto, ancora prima alcuni segni che hanno fatto propendere per il gesto estremo, con tanto di restituzione del corpo ai familiari. Ma loro non hanno mai digerito il gesto estremo, raccontando di un Danilo cambiato negli ultimissimi mesi, forse preoccupato, di sicuro meno solare del solito.
“Ecco dove sono finiti i sogni e i progetti di mio figlio, sotto terra, così da un’ora all’altra senza sapere neanche il perché, perché mio figlio è morto?”, scrive la madre, due giorni fa, a corredo di un video girato all’interno del cimitero di Cagliari. “Voglio sapere perché per chi, per come e la causa, io e la mia famiglia faremo tutto il possibile per scoprire la verità, questo è un dato di fatto”. Sul versante delle indagini non ci sono novità: la famiglia del 40enne ha fornito alcuni particolari che devono essere verificati, solo dopo sarà possibile capire se la scomparsa del vigilante resterà segnata come “gesto estremo” o se emergeranno delle responsabilità.