Sardegna chiama Sardegna denuncia: “178 milioni distribuiti senza bando. È clientelismo istituzionalizzato”. Una critica pesante si abbatte sul Consiglio Regionale della Sardegna a seguito dell’emendamento relativo alla Legge di Stabilità regionale per il 2025. A sollevare il caso è il movimento civico Sardegna chiama Sardegna, che ha potuto visionare i contenuti dell’emendamento firmato dagli onorevoli Deriu, Ciusa, Loi, Porcu, Agus, Pizzuto e Di Nolfo.
Nel mirino dell’associazione finisce la modifica all’articolo 13-bis, intitolato “Contributi e trasferimenti”, che autorizza l’erogazione di oltre 178 milioni di euro senza bando o senza l’applicazione di criteri trasparenti di valutazione in tre anni – di cui più di 107 milioni solo nel 2025 – a favore di comuni, diocesi, parrocchie, enti religiosi, associazioni culturali e sportive, fondazioni e persino testate giornalistiche.
“Non è una deviazione dell’era Solinas, ma la conferma di una regola bipartisan nella gestione della cosa pubblica,” accusano gli attivisti.
L’associazione, che già nell’autunno del 2024 aveva lanciato una petizione popolare raccogliendo oltre 1.800 firme in poche settimane, parla di una logica clientelare che penalizza il bene comune in favore della costruzione di consenso elettorale. “Non è accettabile che, in una regione con ampie disuguaglianze territoriali e sociali, le risorse pubbliche siano distribuite secondo logiche di appartenenza politica o relazioni personali”, affermano.
Secondo Sardegna chiama Sardegna, i fondi avrebbero potuto essere indirizzati al rafforzamento del Fondo Unico per gli enti locali o impiegati per sostenere leggi di settore in grado di garantire trasparenza, equità e stabilità.
“Non è un problema di nomi o di progetti – molti dei quali possono essere validi – ma del metodo: un sistema privo di regole certe che premia l’arbitrio invece del merito.”
Il movimento lancia un appello diretto alla presidente della Regione, Alessandra Todde, e all’intero Consiglio Regionale, affinché venga interrotto quello che definiscono un “ciclo vizioso e clientelare”. Al centro della proposta alternativa c’è la creazione di un “Fondo per il futuro”, con bandi pubblici accessibili a tutti, valutazioni basate su criteri oggettivi, e finanziamenti strutturali che garantiscano parità di accesso a comuni e associazioni.
La battaglia dell’associazione non si limita alla denuncia, ma prosegue con la riapertura della propria petizione su Change.org, chiedendo un’inversione di rotta che metta al centro la comunità e non gli interessi individuali. “Chi governa deve avere il coraggio di premiare non l’amico, ma la comunità.”