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Manuela Murgia morta a Cagliari, dopo 30 anni i testimoni chiave sono tutti di Is Mirrionis

I dettagli e le confidenze che hanno portato i legali della famiglia della giovane a ottenere la riapertura delle indagini? Arrivano, stando a quanto trapela, da persone che probabilmente si conoscono tra loro e che abitavano nel rione in quel periodo. I parenti della 16enne, intanto, pubblicano un disegno inequivocabile: 3 uomini che trasportano il corpo di una giovane
Paolo Rapeanu

Non bisognava macinare chissà quanti chilometri per cercare chi potesse realmente sapere qualcosa di concreto sulla tragica fine di Manuela Murgia, la 16enne di Cagliari trovata senza vita in fondo a uno dei canyon di Tuvixeddu il 4 febbraio 1995. Ci sono voluti però molti anni, trenta, prima di trovare chi decidesse di parlare. Il termine “testimoni” compare più volte anche negli ultimi post delle sorelle e del fratello della sedicenne nelle pagine social ufficiali, così come è stato detto chiaramente che più di una persona sa cosa sia successo realmente tre decenni fa a una giovane riservata, gentile e descritta da tutti come “molto educata e molto buona”. Per i parenti e chi sta portando avanti una “battaglia di verità”, quelli che potrebbero benissimo essere definiti “testimoni chiave”, cioè persone in grado di contribuire in maniera fondamentale con le loro parole a definire l’esito di un’indagine, ci sono, si sono già fatti avanti, ovviamente, e sono uniti tra loro da un particolare.

Un particolare tutto “territoriale”, cioè l’appartenere a uno stesso rione, stando a quanto trapela quello di Is Mirrionis, dove Manuela viveva insieme ai suoi cari. Chi ha deciso di parlare, insomma, è un cagliaritano o cagliaritana doc. E i legali Giuia Lai e Bachisio Mele hanno già deciso di far valere in ogni modo, anche in sede di indagini, ogni singola sillaba emessa da chi, trent’anni dopo, potrebbe essere davvero stato spinto dalla coscienza a raccontare anche solo qualche dettaglio che, magari, potrebbe rivelarsi decisivo. Intanto, i parenti rincarano la dose sui social, pubblicando il disegno di una macchina con accanto tre uomini che tengono per le braccia e per le gambe il corpo. Ecco, di seguito, il loro post.

𝗦𝗮𝗽𝗽𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗮𝘃𝗲𝘁𝗲 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼. Manuela vi entra nei sogni. E non se ne andrà. Parlate. Parlate prima che sia troppo tardi. Perché dentro di voi… già state parlando. La voce vi scava da dentro. Non è la nostra. È la sua. È Manuela. Che non vi lascia dormire. Che bussa al centro del vostro petto ogni volta che chiudete gli occhi. “Lo avete fatto. Mi avete guardata. Mi conoscevate. Mi avete tradita. La vostra mente è marcia di flash che cercate di cancellare. Il cofano. Il colpo. Il sangue. Le urla spezzate. Le mani che tremavano. Non eri solo. E tu lo sai. Lo senti anche adesso. Quel respiro accanto a te, mentre leggi, non è il vento. È la memoria che ti mastica vivo. Ricordi quel pertugio a destra del cancello? Certo che lo ricordi.

Quella notte non era buio abbastanza per nascondere il male che vi siete portati dietro.

Lo avete infilato nel cofano. L’avete chiuso con Manuela.

L’avete trascinata.

Avete sentito il peso del suo corpo che ancora reagiva.

Avete capito che era viva.

Eppure, avete continuato.

Avete scelto.

E ora la vostra mente è il vero luogo del delitto.

Lì dove Manuela cammina scalza,

con il viso coperto da quel cappuccio che le avete messo per non guardarla in faccia.

Perché il vostro crimine ha un volto. E quel volto vi conosce.

Sapete cosa dice la criminologia?

Si copre un volto solo quando si ha paura.

Solo quando il sangue è legato all’anima.

Solo quando quella persona la conosci.

E lei ti conosce.

Lo avete fatto, e dentro di voi, ogni notte, lo rifate.

Il suono delle ossa che urtano.

Il cofano che si chiude.

Le mani che spingono.

Il silenzio che non arriva mai.

Avete ucciso una persona.

Ma non riuscirete mai ad uccidere quella parte di voi che l’ha fatto.

E quella parte vi scava.

Vi rosicchia il sonno.

Vi accende sudori freddi alle tre di notte.

Vi fa svegliare col battito fuori tempo.

Perché non c’è oblio per chi ha toccato il male a mani nude.

Parlate.

Confessate.

Non per Manuela.

Lei è già oltre.

Ma per voi.

Perché voi siete già all’inferno, e lo sapete.

E lì, la vostra unica compagnia… sarà lei.

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