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Manuela Murgia “violentata prima di essere uccisa” a Cagliari, la famiglia:” Chi sa parli”

Si è riaperta la “partita” delle indagini sulla morte della 16enne. Nuove piste, sinora mai battute ufficialmente, fanno crescere giorno dopo giorno la fiamma della speranza di giustizia dei parenti. Ecco le 5 domande fondamentali che attendono risposta sin dal 1995
La Redazione

La partita delle indagini sulla fine di Manuela Murgia è ufficialmente riaperta da poco più di una settimana. Le forze dell’ordine lavorano, naturalmente, nell’ombra, tra ricerche di conferme e verifiche che possano portare a scrivere u finale diverso da quello, da sempre rifiutato dalla famiglia della sedicenne, del suicidio. A distanza di 30 anni, nulla può essere dato per scontato. E, aiutati dai loro legali (Bachisio Mele, Giulia Lai e Maria Filomena Marras) il fratello Gioele e le sorelle Anna e Elisabetta lanciano un appello chiarissimo con, a contorno, cinque domande quanto mai fondametali. Eccole, di seguito.

“𝘾𝙃𝙄 𝙎𝘼, 𝙋𝘼𝙍𝙇𝙄! Manuela Murgia aveva solo 16 anni. Ha sofferto tanto, ha subito violenza, ed è morta senza giustizia. Non possiamo permettere che la sua storia venga dimenticata. Qualcuno sa cosa le è successo. Qualcuno ha visto. Qualcuno ha paura di parlare.

⚠️ Con chi era quella mattina?

⚠️ Con chi è salita in macchina?

⚠️ Dove ha mangiato il semolino? Con chi?

⚠️ In quale casa è stata portata Manuela?

⚠️ Nessun vicino ha visto qualcosa?

Sappiamo che tante persone sanno e non parlano. Per paura, per omertà, per chissà quale motivo. Ma tenere questo segreto significa essere complici.

Manuela ha subito violenza. Ha sofferto troppo. È morta senza colpe, ma chi sa e tace è colpevole.

Se avete visto o sentito qualcosa, parlate. Anche in modo anonimo. Scrivete alla nostra mail giustiziapermanuelamurgia@gmail.com, agli avvocati, alla procura, a chiunque vogliate. Ma fatelo.

Manuela aveva solo 16 anni. Poteva essere vostra figlia. Vostra sorella. Vostra amica. Oggi è lei, domani potrebbe essere qualcun altro. Rompiamo il silenzio”.

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