L’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, è a Oristano nei giorni della Sartiglia. All’hotel Mistral 2 un incontro pubblico per promuovere identità e tradizioni, in un’Isola, quella al centro del Mediterraneo, che conosce molto bene, già da prima della sua discesa in politica.
Sappiamo del suo bellissimo rapporto e del suo amore per la Sardegna: che cosa è per lei la Sartiglia?
Storia, cultura, radici, sangue, suolo sono ciò che ci rendono ciò che siamo. Noi siamo figli dei nostri genitori, del posto dove siamo nati e delle tradizioni che ci hanno fatto crescere per ciò che siamo. Il contesto crea il cittadino, sardo e italiano, non possiamo pensare di sentirci uguali ovunque. La Sartiglia è tipica di questo luogo, gli abitanti ne vanno orgogliosi. La Sardegna è una terra bellissima nella sua diversità, di tradizioni, cucina e lingua. Tutto quello che l’Europa vorrebbe negare, l’importanza di dove siamo nati e il sesso. Ci dovremmo sentire tutti riuniti in un crogiolo senza alcuna rappresentanza.
Sul caso della decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde qual è il suo pensiero?
Io penso debbano parlare i tribunali. Da quello che ho letto, sembra che ci siano delle irregolarità molto gravi nella sua elezione e se il tribunale sancirà la decadenza, si tornerà alle elezioni, nella maniera più indolore possibile per i sardi, che certamente non devono soffrire di questo errore.
Sbarchi di migranti in Sardegna: è favorevole ai trasferimenti in Albania?
Io sono per il blocco di quella irregolare e clandestina, ma purtroppo abbiamo la sinistra che anche al livello europeo si oppone. A Bruxelles hanno votato contro il finanziamento di Frontex, unica agenzia che si occupa del controllo delle frontiere europee e contro alla proposta di trovare degli hub al di fuori dell’Unione Europea. Proposta rievocata lo scorso dicembre anche dalla Von Der Leyen. L’immigrazione illegale non fa gli interessi nazionali e bisogna allora bloccare i flussi irregolari e rimpatriare che è entrato irregolarmente.
La Sardegna ha detto “no” con un referendum popolare al nucleare così come a un deposito di scorie, e allo stesso modo tutta Italia. Come risolvere il dilemma?
Io so che al livello governativo è tornata l’idea di sfruttare l’energia nucleare. Che secondo i dati statistici è la meno rischiosa. I morti per terawattora sono infinitivamente inferiori a quelli di qualsiasi altra fonte di energia. Anche delle cosiddette verdi, come l’eolico. Il problema delle scorie può essere risolto. Noi abbiamo bisogno dell’energia nucleare, per il futuro, che non si esaurirà mai e garantisce stabilità dei prezzi. Noi compriamo energia nucleare dall’estero e certamente non rinunciamo ai rischi.
In ambito internazionale abbiamo una maggioranza, europea e italiana, spaccata. Da una parte il presidente ucraino Zelensky, dall’altra quello statunitense Trump che sembra cercare un accordo con la Russia. Da che parte deve stare l’Italia?
Io sto dalla parte della pace. La guerra non ha dato nessun risultato concreto e allora dobbiamo cambiare strategia. La pace è l’unica soluzione che può portare beneficio al popolo ucraino e alle spese europee. Noi, questa guerra, la paghiamo di tasca nostra: con un costo molto elevato dell’energia e aumento dei costi generale dovuto all’interruzione delle relazioni con l’Asia. Ci auguriamo tutti allora che questa guerra possa finire al più presto riaprendo la comunicazione con una parte del mondo che ci ha sempre garantito i prezzi più bassi.
Ha collaborato Luigi Tanda