A un mese esatto dalla notifica dell’ordinanza-ingiunzione di decadenza, la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde si è presentata nell’Aula del Consiglio regionale per rendere le sue dichiarazioni davanti a tutti i gruppi politici. Dieci minuti, da regolamento, più altri dieci per la replica al termine del dibattito che prevedeva solo l’intervento dei capigruppo e nessun voto: la governatrice li ha usati per ribattere ai punti giuridici salienti delle contestazioni mosse dal collegio di garanzia elettorale regionale della Corte d’appello di Cagliari e per ribadire che l’atto “vuole stravolgere, attraverso un procedimento amministrativo, l’essenza stessa del governo regionale, modificando il risultato elettorale, e quindi il voto espresso dai cittadini sardi”. La presidente parla di “un attacco senza precedenti alla mia persona e al mio ruolo istituzionale”, da chi “per becero interesse politico, ha voluto iniziare la campagna elettorale spacciando per definitivo un atto che definitivo non è, tanto che sia i giudici che il Consiglio si devono ancora pronunciare”.
La governatrice insiste sul fatto che non c’è alcuna “spesa rendicontabile direttamente sostenuta, come peraltro avvenuto per decine di consiglieri, eletti e non eletti” e fa l’esempio di Luca Zaia in Veneto per la campagna elettorale del 2015. Parla della contestazione della bolletta per la sede elettorale che “per soli 17 giorni insisterebbe nel periodo di rendicontazione” e che “non mi era stata contestata nelle comunicazioni precedenti del collegio”. E si sofferma poi sulle fattispecie di decadenza per ineleggibilità per un consigliere eletto che, secondo lei in questo caso, “sono insussistenti”. “Risulta chiaro quindi – ha evidenziato – come siano completamente assenti i presupposti per avviare la procedura di decadenza”. Negli interventi dei leader dei partiti, l’attacco frontale arriva da FdI: “La legislatura è finita e non per l’ordinanza di decadenza, ma politicamente – ha sostenuto Paolo Truzzu -: è la legislatura più breve della storia, perché lei ha portato la politica fuori da quest’Aula. La giustizia potrebbe tranquillamente salvarla – ha aggiunto -, ma resta il fatto che le regole non sono state rispettate e che lei ha perso la credibilità politica”. Il campo largo ha fatto quadrato intorno alla governatrice: il M5s ribadisce “il pieno sostegno alla presidente”, i Progressisti sottolineano l’assenza di una “condotta fraudolenta” e il Pd si sofferma sulle questioni giuridiche, “sono atti amministrativi”, e sulle lacune normative nell’equiparazione tra un semplice consigliere e il ruolo di presidente della Regione.