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Decadenza della Todde: “Il fratello della giudice candidato del centrodestra come sindaco di Nuoro”

Nel ricorso dei legali della governatrice sollevati dubbi su potenziali conflitti di interessi all’interno Collegio che ha contestato le rendicontazioni delle spese elettorali. Un commissario è padre di un candidato di Forza Italia e un’altra, Gemma Cucca, sorella di Giuseppe, segretario regionale di Azione che è stato “proposto” come primo cittadino del capoluogo barbaricino dagli avversari del campo largo
Ennio Neri

Il fratello della giudice che ha chiesto la decadenza della Todde sarebbe tra i probabili candidati del centrodestra alle prossime comunali di Nuoro. Lo scrivono i legali della governatrice Benedetto e Stefano Ballero, Giuseppe Macciotta e Priamo Siotto in uno dei passaggi più delicati del ricorso presentato qualche giorno fa dai legali, contro la decadenza della presidente della Regione Sardegna chiesta dal Collegio di garanzia elettorale della Corte d’appello di Cagliari per irregolarità nella rendicontazione delle spese nella campagna per il voto di febbraio 2024. Vengono sollevati dubbi su due casi di potenziali conflitti di interessi, all’interno del collegio dei commissari che ha chiesto la decadenza della Todde, che non sarebbero stati dichiarati. Uno quello del commissario Tullio Conti, padre di un candidato di Forza Italia alle ultime regionali e l’altro quello della presidente Gemma Cucca, sorella di Giuseppe Cucca, segretario regionale di Azione, “proposto come candidato sindaco dal centrodestra” alle prossime comunali di Nuoro. Gli avvocati citano l’articolo 6-bis della Legge 241/90, il quale stabilisce che “il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale”.
Rilevano che in questo caso “nessuno ha dichiarato di trovarsi in una posizione di conflitto almeno potenziale”. Sia il commissario Tullio Conti “che non ha avvertito, pur se il modulo non prevedeva espressamente detta dichiarazione, di aver fatto campagna elettorale per il figlio Filippo Conti candidato nella lista Forza Italia appartenente ad una delle due coalizioni che si contrapponevano a quella che indicava la Todde come candidata Presidente, verosimilmente contribuendo anche al controllo della sua dichiarazione (DOC 19)”. E aggiungono che anche la presidente del Collegio Gemma Cucca “ha omesso di segnalare” di essere sorella di Giuseppe Luigi Cucca, ”impegnato politicamente in contrapposizione alla ricorrente in qualità di segretario regionale del partito “Azione” presente nelle elezioni regionali e recentemente proposto come sindaco di Nuoro dalla coalizione di centro destra”.


Il riferimento è alle prossime comunali del capoluogo barbaricino. Gli schieramenti sono al lavoro per le candidature e, secondo i legali della Todde, tutti ben introdotti anche negli ambienti della politica sarda, quello di Cucca è un nome sul quale il centrodestra starebbe ragionando. Dei sette componenti del collegio, Cucca e Conti hanno votato, assieme alla commercialista Roberta Asuni e alla giudice del tribunale dei minori Salomè Bene, a favore della decadenza della Todde. Contrari invece i giudici della Corte d’Appello Francesco Alterio e Dario De Luca e il docente di Giurisprudenza Riccardo Fercia, favorevoli invece solo alla sanzione per la presidente. Le relazioni di questi ultimi tre componenti del Collegio vengono evidenziate nel ricorso che critica la richiesta della sanzione basata su una “illegittima interpretazione “evolutiva ed analogica”. In pratica per i giudici le regole sulla rendicontazione delle spese elettorali che valgono per i consiglieri non sarebbero applicabili alla presidente e ciò renderebbe nulla la richiesta di decadenza. In proposito vengono citate le relazioni dei giudici di De Luca e Alterio, nella quale i due giudici affermano espressamente che ”pare davvero arduo applicare al candidato alla carica di Presidente della Regione il regime delle spese e le sanzioni previste…sulla sola figura dei consiglieri regionali” e che “alle spese sostenute dai candidati a Presidente della Regione non pare neppure applicabile la disciplina prevista dalla legge nazionale 515 del 1993”. E ancora: “Il tenore letterale dell’articolo 1 della legge regionale 1 del 1994 (…) .rende tale norma difficilmente compatibile con l’elezione del Presidente della Regione che costituisce una figura ben distinta da quella del consigliere regionale..In altre parole deve ritenersi che la legge del 1994 si riferisca esclusivamente alle elezioni dei consiglieri regionali in senso stretto perché presupponeva un differente sistema elettorale nel quale il Presidente era eletto non già dal corpo elettorale ma dal Consiglio Regionale (…)rende per lo meno problematica la disciplina delle spese elettorali (…)alla diversa figura del Presidente della Regione (…). E alle spese sostenute dai candidati a Presidente della Regione non pare neppure applicabile la disciplina prevista dalla legge nazionale n. 515/1993”.

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