Sala d’attesa familiari detenuti Uta, l’appello di Irene Testa
La sala d’attesa familiari detenuti Uta torna al centro del dibattito pubblico grazie all’intervento di Irene Testa, garante delle persone private della libertà personale della Sardegna. Con parole dirette, la garante ha sollevato una questione concreta che tocca la dignità delle famiglie e, soprattutto, dei soggetti più fragili. Secondo Testa, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dovrebbe concentrare risorse e attenzione sulla realizzazione di una sala d’attesa esterna adeguata, invece di pensare al trasferimento di nuovi detenuti nell’Isola.
L’attesa davanti al carcere di Uta
Davanti al carcere di Uta, molte famiglie affrontano ore di attesa prima dei colloqui. Quando la sala interna non riesce ad accogliere tutti, bambini e disabili restano all’esterno, esposti al freddo e al gelo. Testa ha descritto una situazione che provoca disagio e sofferenza a persone che non hanno alcuna responsabilità rispetto ai reati commessi. “Sono innocenti e non devono pagare colpe altrui”, ha sottolineato la garante, richiamando un principio di civiltà giuridica e umana.
I diritti dei più fragili
Il tema della sala d’attesa familiari detenuti Uta riguarda direttamente il rispetto dei diritti fondamentali. Bambini piccoli, anziani e persone con disabilità vivono l’esperienza del carcere come visitatori, ma subiscono condizioni che nessuna istituzione dovrebbe tollerare. Testa ha chiesto al Dap una riflessione seria e interventi rapidi, perché una struttura dignitosa rappresenta un segnale di attenzione verso la comunità e verso il ruolo rieducativo della pena.
Il personale penitenziario allo stremo
Nel suo intervento, Irene Testa ha voluto ricordare anche la condizione del personale. Gli operatori che lavorano a Uta, come in molti altri istituti, affrontano turni pesanti e carenze di organico. Secondo la garante, il Dap dovrebbe considerare anche questo aspetto, perché il benessere di chi lavora negli istituti influisce direttamente sulla qualità dei servizi offerti ai detenuti e alle loro famiglie.
Una richiesta di responsabilità
La sala d’attesa familiari detenuti Uta diventa così il simbolo di una scelta politica e amministrativa. Investire in spazi adeguati significa riconoscere la dignità delle persone e rafforzare il legame tra carcere e società. Irene Testa ha lanciato un appello chiaro: il sistema penitenziario deve guardare ai diritti, all’umanità e alle condizioni reali che circondano la detenzione. Solo così la Sardegna potrà offrire risposte all’altezza dei valori costituzionali e delle esigenze delle famiglie.